Quanto sono lontani i tempi in cui in Europa si inneggiava all’eroica resistenza curda di Kobane. Oggi, invece, la devastazione della città curda di Cizre e le centinaia di civili massacrati hanno trovato soltanto distrazione e silenzi. Le immagini delle case bombardate di Kobane e di Cizre si assomigliano terribilmente, ma quello che cambia è che la seconda si trova sul lato turco del confine e che il responsabile della violenza si chiama Recep Tayyip Erdogan, cioè il Presidente “amico”, a cui, in cambio del blocco di profughi e migranti con ogni mezzo, si offrono miliardi di euro, nuovi negoziati con l’UE e tanto, tanto complice silenzio sulla micidiale repressione dei curdi e sulla progressiva eliminazione degli spazi di democrazia in tutto il paese. Siamo arrivati al punto che ormai non fanno più notizia nemmeno gli incessanti bombardamenti delle forze armate turche in territorio siriano, non contro l’Isis, beninteso, ma contro le postazioni dei curdi siriani in lotta contro l’Isis.
La vergognosa vicenda di Cizre, ahinoi, è soltanto la punta dell’iceberg, perché quello che sta accadendo in Turchia, paese chiave della regione, alleato Nato e, appunto, nuovo avamposto della fortezza europea, è in realtà qualcosa di più profondo e grave. Cioè, sotto la spinta di Erdogan e del suo partito, l’Akp, la Turchia sta scivolando sempre più velocemente verso un regime apertamente dittatoriale e, in questo quadro, i curdi, la loro resistenza e le loro organizzazioni sociali e politiche, da una parte, rappresentano un ostacolo oggettivo e, dall’altra, vengono utilizzati come spauracchio e vittime sacrificali.
Dai fatti di Gezi Park del 2013, quando il sistema di potere di Erdogan mostrò le prime vere crepe, è stato un processo inarrestabile di progressiva istituzionalizzazione del potere personale dell’uomo al comando in Turchia dall’ormai lontano 2003. Con le elezioni politiche del giugno dell’anno scorso, quando gli elettori negarono al presidente la maggioranza assoluta e premiarono il partito curdo, Hdp, con un il 13% dei consensi, arrivò poi l’accelerazione definitiva: rottura del dialogo con il Pkk, vaste operazioni militari nelle zone curde della Turchia e nel Kurdistan iracheno, bombe in mezzo a manifestazioni pacifiche curde, come a Suruç e Ankara, omicidi politici, amministratori locali eletti dell’Hdp arrestati e parlamentari curdi indagati eccetera. Con le nuove elezioni politiche di novembre, tenutesi sotto il segno della strategia della tensione, Erdogan è riuscito ad imporre la maggioranza assoluta. E poi è arrivata Cizre e altri municipi curdi, come Sur, rischiano ora la stessa sorte.
In Turchia sempre meno persone possono raccontare quello che sta accadendo, perché chi dissente finisce indagato, licenziato o incarcerato. Per quanto riguarda i mezzi di informazione si passa ormai direttamente alla censura e al bavaglio imposto manu militari. L’Europa invece ha scelto di stare in silenzio, perché è più comodo così, perché chi se ne frega dei curdi e della democrazia, importante è impedire che quanti fuggono dal disordine e dalle guerre, innescate anche dalle politiche scellerate dei governi europei, possa mettere piede nei nostri paesi. È il definitivo crepuscolo morale di un’Europa che non ha più nulla di buono da dire al mondo.
Ma non ci sono solo i governi, i codardi e gli ipocriti, ci siamo anche noi. E noi possiamo scegliere se stare zitti o se parlare e schierarci. Ebbene, ora è necessario schierarci, a fianco dei curdi di Turchia e del Rojava (Kurdistan siriano) e contro la cappa di silenzio e complicità dell’Europa e dei suoi governi. Anche perché nel disordine mediorientale, che è poi anche il nostro disordine, non c’è solo l’alternativa tra stato islamico e stato d’eccezione, tra Al Baghdadi e Al Sisi, come in troppo vorrebbero farci credere. No, c’è anche l’opzione non settaria e includente che sta diventando realtà nel Rojava. Loro lo chiamano confederalismo democratico e, in ogni caso, è un opzione che dovrebbe interessarci molto, perché è l’unica che non rinuncia al futuro.
Pertanto, l’invito a tutti e tutte è di accogliere l’appello della comunità curda e di mobilitarci anche a Milano in occasione del Newroz, il capodanno curdo. Domenica 20 marzo ci sarà un corteo che partirà alle ore 14.00 da San Babila. Tutte le info e gli aggiornamenti le potete trovare sull’evento fb www.facebook.com/events/994577263941276/
Poi a partire dalle ore 16.00, in via Novara 342, ci sarà la festa tradizionale del Newroz insieme alle comunità curde di Milano e di altre città.
Di seguito trovate il testo che convoca il corteo e le primissime adesioni, che possono essere inviate all’indirizzo newrozmilano2016@gmail.com.
NEWROZ 2016: CORTEO DOMENICA 20 MARZO h 14.00 Piazza San Babila.
IL POPOLO CURDO LOTTA CONTRO IL SILENZIO MONDIALE
Le elezioni del 7 Giugno scorso avevano consegnato una situazione nuova, dopo gli ultimi 13 anni di potere incontrastato da parte del piccolo sultano Erdogan. Il suo partito (AKP) ed il primo ministro Ahmet Davutoglu hanno per la prima volta dovuto fare i conti con una grossa perdita di consenso, lascito dei risultati delle urne che, soprattutto grazie allo strabiliante risultato dell’HDP (oltre 6 milioni di voti), hanno scombussolato i piani politici di Erdogan: accentramento dei poteri nelle sue mani e riforma in chiave iper-presidenzialista del sistema politico. Nonostante anche prima del 7 Giugno gli attacchi contro HDP, i suoi membri ed i suoi elettori si erano contati a centinaia con l’apice raggiunto nell’attentato di Diyarbakir (che ha di fatto riaperto la “nuova stagione” dello stragi di piazza), è stato certamente a partire dal 20 Luglio (attentato di Suruc) che il livello di attacco e violenza nei confronti dell’opposizione politica e del “vecchio nemico” curdo, si è alzato vertiginosamente.
Il processo di costruzione dell’autogoverno in Kurdistan è entrato in una nuova fase ad Agosto, dopo la dichiarazione di autonomia da parte delle assemblee del popolo, a partire dal Sırnak e continuando con Yüksekova, Batman, Sur, Silvan, Cizre, Silopi e Nusaybin.
Basati sulla volontà di autonomia del popolo kurdo, mirano a far riconoscere il diritto costituzionalmente garantito di pari cittadinanza, a democratizzare i servizi pubblici, far ritirare le forze di sicurezza dello stato turco ponendo fine alla repressione della società, tra cui le violazioni dei diritti umani e la tirannia di funzionari statali nominati senza la volontà del popolo. Il governo ha criminalizzato queste richieste, stabilendo delle zone a protezione speciali in tutte le aree di autogoverno.
Nel quartiere di Sur (la città vecchia con i suoi sei chilometri di mura romane e bizantine è patrimonio mondiale dell’Unesco), a Diyarbakir dopo 9 giorni, alle 23.00 di giovedì, il coprifuoco era stato tolto per poi essere nuovamente proclamato alle 16.00 di venerdì.
Sembra che questo lasso di tempo sia servito per mettere in “sicurezza” banche ed istituzioni governative in vista di possibili nuove operazioni di rastrellamento, che in passato si sono trasformate in veri e propri scontri armati tra opposizione curda e i squadre speciali di Erdogan.
Nelle strade circolano carri armati e veicoli blindati con un dispiegamento di truppe che non si vedeva dai primi anni novanta; dall’altra parte, in molti quartieri sono state erette barricate dalla popolazione locale per impedire l’ingresso alle forze armate.
Nel coprifuoco in corso a Cizre per 68 giorni, 136 persone sono state uccise. Centinaia di persone sono rimaste ferite. I cittadini feriti da proiettili e da schegge non potevano essere portati in ospedale per giorni. Diverse sono state le richieste di ambulanze da parte di HDP che non sono state accolte. Ai cittadini feriti in questi attacchi, che avevano trovato rifugio nelle abitazioni e nei piani seminterrati degli edifici,non è stato permesso di essere portati all’ospedale. Diversi sono morti nei loro rifuggi.
Il Ministro dell’Interno Turco annuncia l’operazione del 8 Febbraio 2016 come un successo, segnato da centinaia di morti, bruciati vivi , violenza e limitazione di qualsiasi libertà di movimento nella città del sud-est della Turchia.
Tra loro anche Mehmet Tun, co-presidente dell’assemblea del popolo di Cizre.
Il Newroz è il giorno d’inizio della Primavera, capodanno del calendario curdo, data di festa per il popolo curdo, ma anche quella in cui si ricordano le forme di resistenza alla repressione e alle persecuzioni di quello stesso popolo.
Per adesioni: newrozmilano2016@gmail.com
Prime adesioni (aggiornate al 9 marzo, per ulteriori aggiornamenti vai sull’evento fb):
Comunità Curda Milanese
Rete Kurdistan
FIOM Milano
ARCI Milano
Csoa Lambretta
Casc Lambrate
Rojava Resiste
SOS Fornace Rho
Cs Cantiere
Ponte della Ghisolfa
ZAM Zona Autonoma Milano
Dillinger Project
L.U.Me
Milanoinmovimento
Leoncavallo SpazioPubblicoAutogestito
C.S.A. Paci Paciana Bergamo
KAP Kascina Autogestita Popolare Bergamo
Memoria Antifascista
Ambrosia Milano
Associazione Azad
Verso il Kurdistan Onlus
SI Cobas
Coordinamento Nord Sud del mondo, Milano
Ri-Make
ARCI Area
La Redazione di Lotta Continua
Rifondazione Comunista Milano
Federazione Anarchica Milanese
CUB Confederazione Unitaria di Base