Ha vinto Trump, ha perso Harris. Un’ulteriore e pesante conferma di quella tendenza globale che sposta il baricentro politico dell’Occidente e non solo verso opzioni autoritarie, reazionarie, suprematiste ed escludenti. È la conseguenza della crisi (finale?) delle democrazie liberali, sempre più svuotate di senso e consenso e con un discorso ufficiale, fatto di tante belle parole su democrazia e diritti, che cozza in maniera ormai ostentata contro una realtà che lo nega.
Read MoreSinistre: e ora non diamo la colpa all’astensionismo!
Per favore, usciamo dal recinto e smettiamola di spiegare la debacle delle sinistre extra Pd, autonome o alleate con il Pd che fossero, con l’astensionismo. Certo, l’aumento dell’astensionismo è un fatto che preoccupa e che va letto, nel tempo e nella situazione concreta, ma non è un disastro naturale, non è come il nubifragio che ti cade in testa e non ci puoi fare niente. No, l’astensionismo è un fatto politico e non è uguale per tutti.
Read MoreWhitewashing a Palazzo Lombardia perché tutto continui come prima - 20 giugno h. 15 #cacciamoli
Ci stiamo vaccinando, le statistiche sorridono, le restrizioni cadono ed è pure arrivata l’estate. Insomma, abbiamo voglia di riconquistarci le nostre vite e di dimenticare quello che abbiamo passato l’anno scorso. Ai piani alti di Palazzo Lombardia l’hanno capito benissimo e sull’onda di una campagna vaccinale che al netto dei casini AstraZeneca corre veloce ed efficiente, il governo regionale si è lanciato in una vera e proprio campagna di whitewhashing, per rimuovere morti e responsabilità e presentare di nuovo la Lombardia in versione locomotiva del paese e vittima della propaganda di sinistra. E se non stiamo attenti, considerata anche l’inconsistenza dell’opposizione istituzionale, potrebbe pure funzionare.
Read MoreFontana messo sotto tutela – cambiare qualcosa per non cambiare nulla
Se avesse potuto, Salvini avrebbe sostituito non solo Gallera, ma anche e soprattutto Fontana, perché se la fallimentare gestione dell’emergenza sanitaria ha dimostrato qualcosa è che ad essere totalmente inadeguato non è soltanto l’assessore alla sanità, ma l’intero governo regionale, a partire dal suo Presidente. Ma non si poteva, a meno di non scegliere la strada della fine anticipata della legislatura e di nuove elezioni regionali, che però sarebbe stata un evidente azzardo, viste le circostanze e la continua erosione di credibilità del buon governo lombardo. E quindi, eccoci alla soluzione Moratti, cioè alla messa sotto tutela e al commissariamento di fatto del presidente regionale.
Read MoreFormentini uno di noi?
La morte si rispetta e forse per questo i profili social della nostra parte di mondo, altrimenti ben più vivaci, sono rimasti piuttosto silenti di fronte alla notizia della scomparsa di Marco Formentini, Sindaco di Milano dal 1993 al 1997. Ma oggi, leggendo tutta una serie di omaggi e ricostruzioni provenienti da voci autorevoli del centrosinistra milanese, che ci presentano un Formentini Sindaco in una assai improbabile veste progressista, cadono francamente le braccia ed è senz’altro il caso di prendere parola.
Read MoreCpr Corelli - Cambiano i governi e le parole, ma restano i lager di Stato
E così, a Milano ha riaperto il centro di detenzione amministrativa per migranti di via Corelli, come aveva voluto l’allora Ministro Salvini e come il Sindaco Sala aveva allora contestato. A realizzare l’obiettivo del capo leghista ci ha pensato il Ministro Lamorgese, espressione del governo Pd-M5S-Leu-Italia Viva, e il Sindaco Sala ora dichiara “io non voglio contestare la decisione del governo”. Peraltro, giusto per essere precisi, va ricordato che Salvini e il governo Lega-M5S si erano limitati a individuare la location di Milano e a raddoppiare il tempo massimo di detenzione dei migranti (da 3 a 6 mesi), ma la riapertura in Italia delle carceri amministrative, ora chiamate Cpr, fu decisa nel 2017 dal governo Gentiloni, a guida Pd, con il famoso decreto Minniti-Orlando.
Read MoreÈ partita l’operazione Salviamo Fontana
La Giunta regionale lombarda e la Lega si mostrano sicuri, ma dietro le dichiarazioni stile “non abbiamo sbagliato nulla” si cela qualche evidente preoccupazione. E non perché in giro ci sia un odio anti-lombardo, come tentano di accreditare le destre e qualche importante organo di informazione, ma semplicemente perché sono troppe le cose che non hanno funzionato e che non funzionano, nella gestione concreta dell’emergenza sanitaria e nel “modello lombardo” di sanità, che poi sarebbe più corretto chiamare con il suo vero nome, cioè “modello Formigoni”. E, soprattutto, quelle cose sono manifeste, nella strage nelle Rsa, nella mancata zona rossa, nelle denunce dei parenti delle vittime, nelle inchieste giornalistiche e della magistratura, nell’abbandono dei medici di base, nell’ospedale in Fiera, nelle desolanti gaffe dell’assessore alla sanità eccetera.
Read MoreIl divieto di manifestare non esiste, non più
Il divieto di manifestare non esiste e non può esistere, non più. Non esiste più nella realtà, perché già dopo i primi allentamenti forme di manifestazione, nel rispetto delle distanze e delle misure di sicurezza, ci sono state e non sempre sono piovute multe o divieti. Non esiste più dal punto di vista del buon senso, perché una cosa era vietare manifestazioni quando l’unica occasione di socializzazione consentita era la coda al supermercato, altra cosa è quando, nel rispetto delle misure di sicurezza, potrai assembrarti praticamente ovunque, al lavoro, sui mezzi, al mercato, al ristorante eccetera. Infine, non può esistere legalmente, come molti costituzionalisti sottolineano da giorni, perché un diritto costituzionalmente tutelato non può essere sospeso a tempo indefinito da uno stato d’emergenza dichiarato ai sensi del Codice della protezione civile, come peraltro ora sembra prendere atto anche il decreto legge varato dal governo il 16 maggio e il Dpcm del 17 maggio.
Read MoreStato sociale o Stato autoritario? Il futuro è cominciato
“I flagelli, invero, sono una cosa comune, ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti piombano sulla testa. Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati” (Albert Camus, La Peste)
Una verità senza tempo, quella di Camus, e in questi giorni di pandemia anche a noi è toccato impararla. E non mi riferisco ai governi e agli Stati, dove la questione si pone in maniera un po’ diversa, ma a noi persone, di questo e di altri paesi. Abbiamo faticato ad accettare la nuova realtà e fatichiamo ancora di più ad immaginarci un futuro diverso dal recente passato, anche se questo forse non era sempre desiderabile.
Read MoreIl coronavirus e la società che verrà
Comunque vada, la vicenda del coronavirus non lascerà le cose immutate. Condizionerà la percezione delle cose e delle priorità da parte delle persone e produrrà conseguenze sul piano sociale, economico, culturale e politico. Questa è una delle poche certezze in questi giorni caotici, pieni di legittime paure e di psicosi più o meno indotte.
Read MorePiazza Fontana, non c’è nulla da archiviare. 12 dicembre h. 18.30 corteo p.zza Cavour
50 anni sono parecchi e il fatto che dopo tutto questo tempo non ci sia una verità giudiziaria esauriente, che agli atti Pinelli risulti vittima di un “malore attivo” e, soprattutto, che manchi del tutto l’indicazione dei mandanti, degli ispiratori e dei depistatori, ci dice meglio di mille discorsi perché questo non è un anniversario qualsiasi, perché quella ferita non può chiudersi.
Read MoreSe la vergogna fosse una categoria della politica... A proposito di Rojava
Se la vergogna fosse una categoria della politica buona parte dei governanti del mondo ne sarebbe letteralmente coperta. Anche se qui nessuno coltiva illusioni e il significato della parola realpolitik è ben noto, il grado di ipocrisia, menzogna e viltà raggiunto nella vicenda dell’invasione turca del Rojava è davvero impressionante.
Read MorePerché il centro di detenzione per migranti di via Corelli non deve riaprire – corteo #NoCpr 1 dicembre
In via Corelli a Milano sta tornando il passato. Il governo ha deciso di chiudere la struttura di accoglienza per richiedenti asilo, il Cas, per riaprire al suo posto il centro di detenzione amministrativa per migranti, chiuso cinque anni fa. Allora si chiamava Cie, e prima ancora Cpt, ora invece si chiamerà Cpr, ma è la stessa cosa, cioè un posto con le sbarre dove vengono messi in stato di detenzione, senza aver commesso reati, senza processo e senza mai vedere un giudice ordinario, cittadini non comunitari che non sono in regola con i documenti di soggiorno.
Read MoreLa guerra di Salvini e noi
Anche se tecnicamente non è una guerra, molto ci assomiglia: individuare un nemico, partire all’attacco e chiedere alla truppa di fare quadrato. E poco importa se qui non si tratta di conquistare territori, ma cuori e menti, cioè consenso elettorale. Salvini fa così da sempre, da quando era una un esponente politico locale (ricordate la proposta delle carrozze della metro “per soli milanesi”?) e continua a farlo da Ministro degli Interni e vicepresidente del Consiglio. Nulla da dire, in questo lui è bravo, visto che con il 17% dei voti detta la linea non solo al socio di maggioranza del governo gialloverde, ma all’intero paese.
Read MoreMaroni fa un mezzo flop, ma il perdente si chiama Pd
Mentre scriviamo mancano ancora i dati definitivi sull’affluenza e non sappiamo quando arriveranno. Anche da questo punto di vista il referendum di Maroni non è stato proprio un successone, ma una serie di considerazioni politiche possono essere già fatte. Meno del 40% di affluenza (la vittoria bulgara dei sì era scontata) per una battaglia che era stata presentata come una mezza rivoluzione è davvero poca cosa. Se poi guardiamo al numero di votanti, vediamo che equivalgono grosso modo al numero di elettori di Maroni più quelli della candidata presidente del M5S (anzi qualcosina in meno) delle regionali 2013, senza contare che ora anche un parte significativa del Pd lombardo aveva invitato ad andare alla urne. Eppure, Maroni non ne esce con le ossa rotte, bensì come un vincente, sebbene non proprio trionfale. Un po’ perché trainato dal successo annunciato di Zaia, ma soprattutto perché la vera posta in gioco in questo referendum era tutta politica e non certo la questione dell’autonomia.
Read MoreCosa ci lasciano i 100mila di Milano
C’è fretta di archiviare i 100mila di Milano e non semplicemente perché l’ennesima infamia targata Isis sposta di nuovo il dibattito pubblico verso il tema sicurezza, ma anche perché è più comodo così. Il 20 maggio è stato senz’altro un evento riuscito e, per giunta, in netta controtendenza non solo rispetto alle spinte culturali e politiche che in tutta Europa aprono spazi senza precedenti alle forze e tesi xenofobe, razziste e reazionarie, ma anche al posizionamento assunto dai principali tre poli della politica italiana -destre, M5S e Pd-, schierati tutti, sebbene con toni e intensità diversi, a favore di soluzioni securitarie. E allora meglio non perdere troppo tempo e relegare quella manifestazione nell’angolo delle belle marce festose, al massimo disturbate da qualche rompiballe, oppure esibirla come prova suprema della complicità dei “buonisti” con i delinquenti e gli “invasori”. In ogni caso, si tratta di togliere rilevanza politica all’evento o, meglio, non permettere che dai quei 100mila possa emergere qualcosa di politicamente rilevante e autonomo.
Read MoreNon si può tenere il piede in due scarpe. A proposito di 20 maggio #NessunaPersonaÈIllegale
Milano come Barcellona? Il 20 maggio come il 18 febbraio, quando nella capitale catalana erano scese in piazza oltre 150mila persone, dicendo al governo spagnolo e all’Unione Europea “basta scuse, accoglienza subito” e ”apriamo le frontiere”? Una bella suggestione, senza ombra di dubbio, ma se non vogliamo prenderci per i fondelli dobbiamo anche dirci che ad oggi le cose non stanno così e che, anzi, le reticenze dell’appello “ufficiale”, Insieme senza muri, stanno definendo uno scenario dove ambiguità e ipocrisie trovano ampio spazio. E questo, francamente, non è ammissibile di fronte a questioni come le migrazioni, il flusso di profughi e le pulsioni razziste, che stanno segnando e disegnando la nostra epoca.
Read MoreErdogan incarcera i parlamentari curdi e facebook oscura la pagina “HDP Italia”
I curdi e i solidali con i curdi o quelli semplicemente un po’ troppo critici con Erdogan non hanno mai avuto la vita facile su facebook. Sospensioni e chiusure di pagine e profili sono all’ordine del giorno da anni nel social network un po’ troppo sensibile alle sollecitazioni di governi e potenti. Ma ora stiamo andando decisamente oltre, perché è stata oscurata una pagina italiana di sostegno all’Hdp, il partito filo curdo, i cui parlamentari e sindaci sono oggetto in questi mesi di una campagna repressiva che ricorda i tempi della dittatura militare in Turchia. Di seguito trovate il comunicato degli amministratori della pagina HDP Italia che denunciano l’accaduto. Diffondete e condividete per favore, soprattutto su fb. E, visto che ci siamo, segnativi anche la data dell’11 febbraio, quando a Milano si terrà il corteo nazionale organizzato dalla comunità curda in Italia (ne parleremo in un prossimo post).
Read MoreIl referendum costituzionale e quel menopeggismo duro a morire
O Renzi o il caos! Mancavano soltanto lo spread, il crack e il crollo delle banche e, puntualmente, lunedì sono arrivati pure loro a riempire giornali e telegiornali. Inutile invece cercare traccia nell’informazione che conta delle decina di migliaia che domenica avevano manifestato a Roma in nome del No sociale. Ma è così che vanno le cose nei tempi presenti, dove realtà e narrazione marciano sempre più separati. Peraltro, la stessa campagna renziana ha smesso da tempo di parlare del merito della riforma, per puntare tutto sulle mille paure di un società sempre più precaria, con diritti e certezze liquefatti.
Read MoreVia Padova, il passo falso di Sala e il ritorno della narrazione tossica
Ci risiamo, sei anni dopo il mio quartiere, cioè via Padova, si trova di nuovo sbattuto in prima pagina e di nuovo si trova associato alla parola “esercito”. Nel 2010 chi governava Milano, cioè Moratti, De Corato e Lega, si inventarono persino un coprifuoco e fu un’esperienza allucinante, da universo parallelo, che non auguro a nessuno, ma che alla fine avrebbe prodotto una sana reazione del quartiere e, a conti fatti, provocato l’inizio della fine del ventennio di governo cittadino delle destre. Con l’amministrazione arancione i toni cambiarono decisamente e l’aria si ripulì, ma via Padova rimase periferia dal punto di vista dell’attenzione politica e amministrativa, tutta monopolizzata dal centro, dai grandi eventi e dal nuovo skyline. Ora c’è un altro Sindaco, che parla di nuovo impegno verso le periferie, ma poi ci ha messo pochi mesi a ricascare nel vecchio vizio. E così, ora mi toccherà di nuovo affrontare amici, colleghi e conoscenti che con occhi sgranati mi chiedono “Abiti in via Padova! Ma come fai? Non è pericoloso?”
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