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il blog di Luciano Muhlbauer

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Nel Rojava non è sbarcata la pace. Sostenere la resistenza curda ora

October 24, 2019

Nel Rojava, in Siria del Nord, non è sbarcata la pace. I cessate il fuoco che si susseguono, che in realtà non hanno mai fatto cessare il fuoco contro i curdi, le strette di mano tra Putin e Erdogan, gli annunci di Trump di voler togliere le sanzioni contro la Turchia, che poi non erano mai partite, stanno creando una terrificante illusione ottica. Cioè, che in Rojava sia arrivata la pace.

In Rojava non c’è pace. C’è un’occupazione militare e l’inizio della cacciata dei curdi dalle loro terre, dalle loro città, dai loro villaggi e dalle loro case. Su questo punto bisogna essere molto chiari, perché in fondo è l’unico che importa davvero.

Le forze curde e curdo-siriane stanno abbandonando gran parte della cosiddetta “safe zone”, da sempre rivendicata dal regime turco di Erdogan. Con loro centinaia di migliaia di civili lasciano le loro case.

I curdi hanno scelto di fare così, accettando di fatto tutte le condizioni del dittatore turco, perché non avevano più alternative, se volevano impedire il massacro della popolazione per mano degli invasori turchi e delle milizie jihadiste al loro soldo e la distruzione delle proprie forze militari, che in ultima analisi sono l’unica garanzia per poter immaginare un futuro.

Si può essere incredibilmente coraggiosi e combattenti straordinari, ma non si può vincere in solitudine e con il solo armamento leggero il secondo esercito della Nato, che inoltre può contare sul via libera degli Stati Uniti, sulle vuote chiacchiere dell’Europa e sulla voglia di fare affari con Erdogan della Russia.

La storia si ripete nel Rojava. I popoli senza terra pagano da sempre un prezzo sproporzionato e sono le prime vittime da sacrificare quando scatta il gioco delle grandi (e anche meno grandi) potenze. Ne sa qualcosa il popolo palestinese e ne sa qualcosa il popolo curdo. E il fatto che oggi il gioco delle grandi potenze si chiami “comunità internazionale” e che il volume delle parole vuote sia aumentato, non cambia di una virgola questo dato.

I curdi hanno perso una battaglia e forse anche qualcosa di più. Oggi non è facile immaginarsi cosa succederà esattamente, quanto Erdogan riuscirà ad attuare i suoi piani di pulizia etnica e quali saranno gli effetti concreti di medio periodo dell’accordo Russia-Turchia del 22 ottobre. Né possiamo sapere cosa potrà sopravvivere dell’esperienza del confederalismo democratico, autentica antitesi alla situazione di violenza, settarismi e progetti escludenti che predominano nella regione.

Una cosa però la sappiamo, anzi due. Primo, i curdi hanno dovuto fare una scelta molto dolorosa e difficile, ma questo non significa affatto che si arrenderanno. La resistenza e la lotta continueranno. Due, la resistenza curda ha bisogno di rompere la solitudine in cui la “comunità internazionale” l’ha voluta cacciare e noi abbiamo invece il dovere di far vivere la nostra solidarietà e di rompere la solitudine dei curdi e delle curde.

Noi non ci troviamo in un luogo astratto, ci troviamo qui in Italia, in un paese dell’Unione europea e della Nato, alleato con la Turchia, e dobbiamo fare di tutto per sostenere la resistenza curda e pretendere che il governo italiano e l’Europa passino dalle chiacchiere ai fatti, per far cessare l’occupazione turca della Siria del Nord e impedire la pulizia etnica invocata da Erdogan.

Ci saranno tante cose da fare, ovviamente, perché la lotta sarà lunga. Ne parleremo. Ma ora dobbiamo riempire le piazze, le manifestazioni già convocate.

Anzitutto, dobbiamo costruire una grande partecipazione al corteo del Nord Italia in difesa del Rojava di sabato 26 ottobre a Milano, con appuntamento alle h. 14.30 in Palestro. Un corteo che andrà davanti al consolato turco e chiederà al governo italiano di produrre fatti veri, subito, e non inutili annunci su futuri blocchi di futuri contratti.
Qui puoi trovare l’evento fb del corteo del 26 ottobre, con tutte le info.

Poi, il 1 novembre, ci sarà anche il corteo nazionale a Roma.

Partecipate e fate partecipare. Ci vediamo sabato!

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In Solidarietà Tags rojava, Turchia, kurdistan, curdi, solidarietà, corteo 26 ottobre, milano
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12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
ALLA PRIMA DELLA SCALA, LIBERTÀ PER SHAHIN
Mohammad Shahin, imam torinese regolarmente residente in Italia, è stato fermato e rinchiuso nel CPR di Caltanissetta con l’obiettivo di espellerlo verso l’Egitto, dove peraltro sar
ALLA PRIMA DELLA SCALA, LIBERTÀ PER SHAHIN Mohammad Shahin, imam torinese regolarmente residente in Italia, è stato fermato e rinchiuso nel CPR di Caltanissetta con l’obiettivo di espellerlo verso l’Egitto, dove peraltro sarebbe a rischio la sua incolumità. La sua colpa? Essere tra gli animatori delle mobilitazioni torinesi contro il genocidio e per la Palestina. In altre parole, un anticipo di quello che succederebbe a tutti e tutte noi se dovessero passare la proposte di legge presentate dai partiti di governo e dalla destra del Pd (proposta Derio), che intendono equiparare antisemitismo e antisionismo, mettendo così de facto fuorilegge ogni critica all’occupazione israeliana della Palestina. Oggi alla prima della Scala, insieme al sostegno alla vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici della Scala, è stato ribadito che non intendiamo farci mettere il bavaglio e che Shahin deve tornare libero. Buon Sant’Ambrogio e Palestina libera! #FreeShahin #PrimaScala
In occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, istituita dall’ONU nel 1977, si sono tenute due manifestazioni nazionali a Roma e a #Milano. C’è chi pensa che ormai non bisogna più mobilitarsi, perché c’è un cessate il fuoco e perché si sta andando verso la pace, ma purtroppo la realtà sul campo è ben diversa. La maggior parte di Gaza è sotto occupazione militare israeliana e nella restante parte, dove si trova ammassata tra le macerie la quasi totalità della popolazione, continuano gli interventi militari e le uccisioni e gli aiuti umanitari entrano solo con contagocce. Per non parlare di quello che accade in Cisgiordania, dove coloni e esercito di occupazione intensificano addirittura le operazioni di pulizia etnica in un crescendo di violenza. Tutto questo è possibile solo grazie alla copertura dei governi alleati di Israele, tra cui quello italiano, che blaterano di una pace che non c’è e che, di fatto, altro non fanno che proseguire la loro complicità con i crimini di Israele. Ecco perché bisogna continuare a stare in piazza, a intervenire in ogni occasione e non permettere mai che cali il silenzio su quello che accade in Palestina. #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
A MILANO CONTRO LA FINANZIARIA DEL RIARMO 
A #Milano migliaia in piazza per lo sciopero generale convocato dal sindacalismo di base contro una manovra finanziaria che continua a tagliare la spesa sociale e avvia lo spostamento delle risorse pubbliche
A MILANO CONTRO LA FINANZIARIA DEL RIARMO A #Milano migliaia in piazza per lo sciopero generale convocato dal sindacalismo di base contro una manovra finanziaria che continua a tagliare la spesa sociale e avvia lo spostamento delle risorse pubbliche verso il riarmo, mentre decrescono i salari e aumentano le rendite e i profitti di pochi. Tantissime le bandiere della Palestina, perché neanche per un minuto dobbiamo farci distrarre da una pace che c’è solo nella propaganda dei complici di Netanyahu. #scioperogenerale #stopriarmo #FreePalestine

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