Non sono tempi facili per le esperienze autogestite e gli spazi sociali. L’aria che tira è densa di veleni e parole come libertà o partecipazione sono tanto ostentate sul piano del discorso pubblico, quanto poi svuotate di sostanza e materialità nella vita reale. Anzi, si rincorrono e si coccolano le paure e si dispensano Daspo urbani. E così, in fondo, non sorprende più di tanto che questa estate, oltre a caldo e siccità, ha portato anche una piccola ondata di sgomberi: LUMe (25 luglio) e Soy Mendel (10 agosto) a Milano, Làbas e Crash (8 agosto) a Bologna.
Sgomberi indistinti, peraltro, che non hanno colpito una specifica area politica, bensì realtà con caratteristiche diverse, da chi fa anzitutto militanza politica e sociale a chi mette l’accento sull’attività culturale e artistica. Insomma, sono stati sgomberati tutti in quanto spazi sociali occupati. Come se si volesse dire che nelle nostre città non c’è più spazio per esperienze indipendenti, autonome e autogestite, indisponibili alla cooptazione istituzionale o affaristica.
Eppure, nonostante l’aria che tira e il precario stato di salute dei movimenti sociali, è stata scelta l’estate per questi sgomberi, cioè la stagione prediletta da chi teme reazioni dal basso (come avevano già insegnato gli indigesti accordi sindacali firmati il 31 luglio). Eppure, a Bologna è scattata una splendida reazione, con la gente in piazza in pieno agosto e con la campagna #RiapriAMOLàbas, sfociata nel grande corteo del 9 settembre e nella concessione di uno spazio temporaneo da parte del Sindaco. In altre parole, i movimenti saranno pure deboli e frastagliati e sarà pure vero che i tre principali poli politici parlano ormai la stessa lingua, ma la storia non è mai finita e c’è sempre la possibilità di riconquistare gli spazi, sia quelli politici e culturali che quelli fisici.
Ma arriviamo a Milano e a LUMe, il Laboratorio Universitario Metropolitano, che non sono la stessa cosa di Bologna e Làbas, ma dov’è identica la necessità di una reazione. LUMe ha alle spalle due anni di vita e fino allo sgombero si trovava a due passi dalla Statale, in uno stabile precedentemente abbandonato di vicolo Santa Caterina. Occupato, reso agibile e frequentato soprattutto da studenti universitari è diventato in poco tempo un punto di riferimento dell’attività culturale in città. Uno spazio autofinanziato, dove l’arte e la cultura erano gratuiti e accessibili e che coinvolgeva un numero rilevante di studenti universitari. E questo spiega anche perché dopo lo sgombero la solidarietà è arrivata forte e immediata da parte di esponenti del mondo della cultura e dagli universitari, mentre tanti e tante milanesi di sinistra dovevano ancora “scoprire” quell’esperienza.
LUMe non si è mai arreso allo sgombero e da subito ha portato le sue attività in piazza all’insegna della parola d’ordine #LUMeNonSiSpegne. Ora è arrivato il momento di tornare, di riaprire e di riavere uno spazio, perché senza quello le attività e l’esperienza non potranno continuare. La prima tappa significativa è sabato prossimo, 23 settembre.
Si inizia con un corteo che parte alle h. 16 da Piazza San Nazaro in Brolo (M3 Missori) e finisce in Piazza San Fedele, dove dalle h. 18 e per tutta la sera andrà in scena l’Assedio culturale a Palazzo Marino (per tenervi aggiornati seguite l’evento facebook). Sarà un corteo e un assedio in stile LUMe, con colori, musica, teatro e tanto altro.
“Abbiamo la necessità di esporci” scrivono i ragazzi e le ragazze del LUMe nel loro invito a partecipare. Penso sia il caso di raccogliere l’invito e di esporci tutti e tutte noi. E non solo perché LUMe merita di non spegnersi, ma anche per non farci portare via altro spazio e per cominciare a conquistarne dei nuovi.
Uscite di casa armati della vostra artiglieria pe(n)sante. Strumenti musicali, pennelli e colori vi difenderanno dal nemico. Siate pronti a combattere! (Collettivo LUMe)