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il blog di Luciano Muhlbauer

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Le piazze e i movimenti

March 26, 2019

Il mio intervento nel dibattito sulla metropoli promosso dal sito di informazione alternativa Milano in Movimento e pubblicato in originale qui.

“Aprire un ragionamento collettivo” perché “non è più tempo di chiuderci nei nostri fortini” era l’ambizioso obiettivo che si era dato la redazione di Milano in Movimento nell’autunno scorso (vedi editoriale MiM). E quanto fosse impellente nominare e sollevare il problema lo avrebbe poi ribadito lo sviluppo concreto del dibattito, evidenziando quanto sia ancora grande la difficoltà di fuoriuscire dal particolare e costruire terreni condivisi di discussione.

Un problema non da poco e quasi un paradosso in una città come Milano che in questi ultimi mesi ha riconfermato una delle sue anomalie più interessanti, cioè la grande disponibilità a scendere in piazza. Dalla mobilitazione contro l’arresto di Mimmo Lucano del 6 ottobre ai cortei No Cpr del 1 dicembre e del 16 febbraio, dai grandi numeri del 2 marzo di “Prima le persone” alla marea studentesca per clima del 15 marzo, passando per l’8 marzo dello sciopero globale femminista, giusto per rinfrescarci la memoria.

Corteo NoCpr, Milano, 16 febbraio 2019

Corteo NoCpr, Milano, 16 febbraio 2019

Le piazze di questo periodo sono diverse tra di loro per numeri, composizione, promotori e piattaforme, ma hanno un evidente e lampante denominatore comune, con l’unica parziale eccezione dell’8 marzo: non hanno rappresentanza politica, non esprimono autonomamente un obiettivo politico condiviso che vada oltre il tempo della mobilitazione e faticano ad individuare la controparte.

In una sorta di aggregazione-disgregazione continua le persone si riuniscono in un giorno e in un corteo su un obiettivo specifico o simbolico, una parola d’ordine o un semplice bisogno di schierarsi e reagire, ma il giorno dopo ognuno e ognuna torna dov’era prima.

Beninteso, questo non vuol dire che non ci siano identità e progetti politici nelle piazze e ancora meno che i promotori delle mobilitazioni non ne abbiano, ma molto più semplicemente significa che quelle piazze non si traducono in cooperazione nel quotidiano e costruzione di percorsi e progetti condivisi. In altre parole, alle piazze piene corrisponde un terribile vuoto politico.

“Prima le persone”, Milano, 2 marzo 2019

“Prima le persone”, Milano, 2 marzo 2019

Ma si sa, i vuoti non sono eterni, sono sempre transitori, e oggi ci troviamo in una fase diversa rispetto a un anno fa. Non siamo più nella fase terminale del renzismo e della rincorsa della peggior destra per mezzo di Minniti, né in quella iniziale dell’ascesa della destra salviniana.

Siamo in una fase in cui, da una parte, la tendenza egemonica della narrazione nazionalista, reazionaria e xenofoba - per chiamare le cose con il loro vero nome - si sta pericolosamente consolidando e, dall’altra, compaiono segnali di reazione da parte di quanti non si riconoscono in quella narrazione. E questa voglia di reagire si esprime con più nitidezza proprio a Milano, cioè la piazza che da qualche anno ormai si mostra più dinamica (20 maggio 2017, le mobilitazione antifasciste del 10 e 24 febbraio 2018, senza contare la grande partecipazione alle mobilitazioni più “istituzionali”, come il Pride e il 25 aprile).

Il nostro mondo in quelle piazze c’era, a volte tutto, a volte in parte, a volte da protagonista, altre un po’ defilato, qualche volta abbiamo capito tutto, altre volte non abbiamo capito in tempo, ma comunque alla fine –ed è questo il nodo- siamo rimasti fondamentalmente come prima, cioè non abbiamo prodotto uno scatto avanti nel “ragionamento collettivo”.

Corteo dello sciopero globale femminista, Milano, 8 marzo 2019

Corteo dello sciopero globale femminista, Milano, 8 marzo 2019

Appunto, i vuoti non rimangono tali in eterno. Le piazze possono anche svuotarsi, perché la rassegnazione è una bestia sempre pronta a saltarti addosso. Oppure, magari per disperazione e mancanza d’altro, anche un Pd riverniciato può diventare di nuovo un’opzione.

Insomma, il problema non è quel che c’è, ma quello che manca, quello che ci vorrebbe. Cioè, un punto di vista altro, autonomo, alternativo, diverso sulla metropoli, sulla società e sulle cose del mondo, una prospettiva, degli obiettivi e una narrazione.

Nessuno è così presuntuoso, spero, da pensare che dai nostri mondi possa uscire come per incanto la risposta e l’indicazione della strada da percorrere, anzi, i nostri limiti e le ancora troppe autoreferenzialità limitano anche l’emergere di un altro punto di vista. O, per dirlo con parole diverse, il tema del dibattito che sei mesi fa partiva dalla domanda su come resistere nella metropoli nell’attuale fase politica, oggi si è di fatto evoluto e la domanda è diventata come costruire e organizzare un altro punto di vista nella metropoli.

E, diciamocelo francamente, questo non si può fare discutendo tra simili nel sottoscala, dove facilmente capita di confondere i propri desideri con la realtà, ma soltanto stando e verificando nei luoghi del movimento reale, che come tutte le cose reali sono attraversati da mille contraddizioni.

Le piazze piene di questi mesi non rappresentano affatto un’inversione di tendenza o un’incipiente modifica dei rapporti di forza. Non a caso le persone si schierano e si mobilitano soprattutto su temi generali e sui valori (antirazzismo, antifascismo, contro l’omofobia, per il clima ecc.) e solo parzialmente su obiettivi precisi (No Cpr) o su piattaforme più articolate e organizzate (NonUnaDiMeno), mentre mancano del tutto mobilitazioni significative sulle questioni sociali, le condizioni di lavoro, la precarietà, il reddito.

Ma quelle piazze indicano indubbiamente una possibilità e un terreno di lavoro. Ci dicono che la realtà non è pacificata, che c’è vita.

E se guardiamo meglio ci possono dire anche altre cose, come per esempio che il luogo comune secondo il quale “i giovani non si interessano di politica” è una sciocchezza (basta pensare ai tanti giovani nel corteo No Cpr del 16 febbraio, alle mobilitazioni per il clima o all’ultimo Pride), che si è ormai consolidato il protagonismo di una nuova generazione di donne (fatto troppo spesso sottovalutato o addirittura ignorato), che la natura della piazza non corrisponde necessariamente alla natura dei promotori (vedi 2 marzo) o che i cortei non si devono per forza fare in centro città, ma anche in periferia, scoprendo cose interessanti (16 febbraio).

Per concludere, abbiamo tanti limiti, ma anche molte potenzialità e intorno a noi abbiamo una possibilità e un terreno di lavoro. Tutto questo meriterebbe uno scatto, una riflessione oltre gli steccati, un tuffo nelle acque agitate, o no?

Sciopero per il clima, Milano, 15 marzo 2019

Sciopero per il clima, Milano, 15 marzo 2019

In Movimenti Tags Milano, No Cpr, prima le persone, clima, 8 marzo, nonunadimeno, sciopero, manifestazione, Milano in Movimento
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Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco.  Israele continua a bombardare e bloccare l&
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa

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