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il blog di Luciano Muhlbauer

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Lambretta, Torchiera, RiMake e la miopia della politica cittadina

July 17, 2020

A Milano esiste una lista che non rimane mai vuota, quella degli spazi sociali da sgomberare. Una città che corre, che cambia pelle continuamente, che ama mostrarsi smart, europea e cosmopolita, che ha archiviato il ventennio del grigiore e dei vicesceriffi per imboccare la strada liberal dei Pisapia e dei Sala, ma che non riesce proprio a liberarsi da quella coazione a ripetere. Chissà perché, forse per pavidità o per mancanza di immaginazione oppure semplicemente per miopia, ma fatto sta che nemmeno la pandemia ha modificato di una virgola questo stato delle cose. E così, ora Lambretta, Torchiera e RiMake si trovano in cima a quella lista.

Ogni spazio sociale racconta una storia. Quella del Torchiera è lunga 27 anni e senza l’occupazione la cascina medievale di piazzale Cimitero Maggiore molto probabilmente non esisterebbe nemmeno più, visto lo stato di abbandono e incuria in cui versava. RiMake ha una storia molto più recente, ma ha già qualche sgombero alle spalle. Ora si trova nell’edificio dell’ex liceo Omero di Bruzzano, che era stato chiuso e lasciato vuoto alcuni anni fa a causa del calo delle iscrizioni.

In ambedue i casi le esperienze di autogestione hanno ridato vita a spazi di proprietà comunale, salvaguardandoli peraltro dal degrado. Eppure, il comune di Milano ora li mette a bando, nascondendosi dietro la grottesca definizione di “beni comunali in disuso”…

Il Lambretta è un ospite fisso della lista degli sgomberi e diversi ne ha già subiti. Ora occupa uno spazio di proprietà di privati in via Edolo. Durante la fase più difficile del lockdown anche il Lambretta, come praticamente tutti gli spazi sociali dell’area metropolitana, si era trasformato in sede e magazzino delle brigate volontarie per l’emergenza, che per mesi hanno provveduto a consegnare pacchi alimentari alle persone e famiglie che non potevano uscire di casa o non si potevano più permettere l’acquisto di cibo. Anzi, il Lambretta aveva dato vita all’esperienza forse più significativa, la Brigata Lena-Modotti.

Ma, appunto, la coazione a ripetere se ne frega e proprio quando in città la narrazione centro-sociale-uguale-casino, così cara alla destra e non solo, aveva iniziato a mostrare seri segni di crisi, ecco che bussa alla porta la notizia dello sgombero. Non c’è ancora la data, ma i rumors e le iniziative giudiziarie di una proprietà altrimenti completamente assenteista non lasciano spazio ai dubbi.

Premesso che la magistratura fa la magistratura e la polizia fa la polizia, la politica, il Comune, la città smart e liberal, invece, cosa dice, che fa? Sul Lambretta regna il silenzio più totale, ma ormai dal 2011 siamo abituati al ritornello “ci dispiace, non possiamo fare nulla, è di un privato”, salvo poi dichiarare in “disuso” e mettere a bando gli spazi quando la proprietà è comunale.

Beninteso, nessuno è così sciocco da pensare che non esistano leggi e regolamenti o che amministrare la cosa pubblica non richieda rigore, ma com’è possibile che in diverse città europee e italiane ci siano delle amministrazioni, anche di orientamento politico diverso, che in questi anni sono riusciti a confrontarsi in maniera diversa con le esperienze di autogestione, mentre a Milano no?

In fondo, si tratta di una questione di volontà politica, cioè di prendere atto che esiste -e che continuerà ad esistere- una parte di città che crede nell’autogestione e che la pratica, anche occupando degli spazi altrimenti vuoti e abbandonati. Si può anche continuare a fare finta di niente e nascondersi dietro i “non posso”, ma forse amministrare una grande città significa anche immaginare, progettare e osare.

Nel frattempo, comunque, è bene che chiunque a Milano pensi che bisogna smetterla con quella stupida lista degli sgomberi e che le esperienze di autogestione vadano valorizzate, prenda parola e posizione, sin da subito. Insomma, occorre che in città si levi una voce diversa.

So bene che non è la prima volta che diciamo cose del genere, ma oggi sono concretamente a rischio Lambretta, Torchiera e RiMake e, quindi, bisogna agire. E poi, se le cose non sono cambiate fino ad oggi, questo non significa che non possano cambiare domani.

Il Lambretta durante il lockdown. Milano, fine aprile 2020

Il Lambretta durante il lockdown. Milano, fine aprile 2020

In Movimenti Tags Lambretta, RiMake, Torchiera, spazi sociali, centri sociali, Milano, sgomberi
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Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa

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