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il blog di Luciano Muhlbauer

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Con la resistenza curda, per la libertà di Ocalan – Corteo sabato 12 febbraio h. 14 p.zza Castello Milano

February 9, 2022

C’è voluto l’assalto dello Stato islamico (Daesh) di fine gennaio alla prigione di Al Hasakah nel Rojava per ricordare ad una distratta opinione pubblica occidentale l’esistenza del popolo curdo, tanto acclamato ai tempi dell’eroica resistenza di Kobane, quanto poi velocemente relegato nel dimenticatoio. Comunque, è durato poco anche questa volta, giusto il tempo di prendere atto che l’attacco era stato respinto, al prezzo di 121 vite tra le forze di difesa, ed è subito tornato il silenzio mediatico.

E nemmeno il fatto che l’aviazione di Erdogan abbia avviato subito dopo un pesante bombardamento anti curdo in Rojava e nel Kurdistan iracheno, compreso contro la comunità yazida, già vittima di un tentato genocidio da parte di Daesh, ha riportato un po’ attenzione.

Ma è così che funzionano le cose se il tuo problema non figura nella lista dei nemici del “campo occidentale”, ma è invece un regime alleato, anche se un po’ riottoso, come quello del dittatore turco, Recep Tayyip Erdoğan. E allora persino la retorica dei diritti umani è un lusso che non ti viene concesso.

Nel frattempo, nel Rojava, in Siria del Nord, continua l’occupazione di fette di territorio da parte delle truppe turche e delle milizie jihadiste loro alleate, così come continuano le pulizie etniche e le violenze contro le popolazioni locali. I bombardamenti turchi in Rojava e nel Kurdistan iracheno sono una triste abitudine, mentre in Turchia, dove vive la maggior parte dei curdi e delle curde, ogni voce di dissenso viene messa a tacere senza troppe discussioni. E per i curdi questa significa non solo una soffocante repressione poliziesca e militare, ma anche la negazione sistematica di ogni spazio politico legale. Infatti, da anni ormai, nei municipi dove le elezioni vengono vinte dall’Hdp, il partito della sinistra turca e curda, scattano immediatamente gli arresti degli eletti, la loro destituzione e la conseguente sostituzione con un commissario governativo. Oggi molti dirigenti e deputati dell’Hdp sono costretti all’esilio o si trovano in carcere, tra cui anche i due co-presidenti Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, e attualmente di fronte alla corte suprema è in corso un procedimento che punta alla messa fuorilegge tout court del partito.

Eppure, a parte un po’ di chiacchiere di qua o di là, non succede assolutamente nulla. Anzi, tutto continua come sempre, la Turchia di Erdogan è un alleato della Nato e i miliardi dell’Unione europea, destinati a ricompensare il dittatore per i suoi servizi in tema di migrazioni, non hanno mai smesso di affluire.

Insomma, è così che stanno le cose e se non saremo noi a rompere quell’ipocrita silenzio, allora nessuno lo farà. Per questo il movimento curdo ha deciso di rafforzare la campagna per la liberazione di Abdullah “Apo” Öcalan, presidente del Pkk, sequestrato a Nairobi dai servizi segreti turchi nel lontano 1999 e da allora recluso, in stato di isolamento, nel carcere di massima sicurezza di İmralı.

Öcalan continua ad essere il punto di riferimento della resistenza curda e probabilmente della maggioranza del popolo curdo, che vede rispecchiata nella sua detenzione la propria condizione. Per questo la lotta per la sua liberazione e quella per una soluzione politica della questione curda vanno di pari passo.

Sabato 12 febbraio il movimento curdo scenderà in piazza in tutta Europa per chiedere la liberazione di Öcalan e la pace in Kurdistan e chiedono a noi di essere al loro fianco, nelle manifestazioni di Milano e Roma.

A Milano l’appuntamento è per sabato 12 febbraio alle ore 14 in piazza Castello.

Qui puoi leggere l’appello per le mobilitazioni di Milano e Roma.

Appello di Zerocalcare per le mobilitazioni del 12 febbraio

Un breve video della campagna Free Apo

In Solidarietà Tags Apo, ocalan, kurdistan, rojava, Turchia, erdogan, Milano, solidarietà, resistenza
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Il 2025 ci aveva portato le piazze piene di rabbia e speranza, ma sta terminando con la risposta del governo a suon di sgomberi e repressione. E allora per il 2026 ci auguro di essere all’altezza della situazione, lucidɜ, determinatɜ e unitɜ
Il 2025 ci aveva portato le piazze piene di rabbia e speranza, ma sta terminando con la risposta del governo a suon di sgomberi e repressione. E allora per il 2026 ci auguro di essere all’altezza della situazione, lucidɜ, determinatɜ e unitɜ
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco.  Israele continua a bombardare e bloccare l&
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
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