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il blog di Luciano Muhlbauer

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La miopia politica dietro il silenzio sulla strage di Suruc - oggi a Milano presidio di solidarietà

July 22, 2015

Non mi piace, ma non mi sorprende la distrazione con il quale i media hanno trattato la notizia della strage di Suruç. E non mi piace, ma invece mi sorprende e mi inquieta pure un po’ l’estrema modestia della reazione politica da parte dei vari mondi della sinistra sociale e politica nostrana. Certo, fa caldo e si fatica a rimanere lucidi e ormai siamo anche un po’ assuefatti alle immagini di morte che la creatività omicida del califfato ci consegna con regolarità, ma francamente non possono esserci scusanti per la miopia politica che impedisce di vedere e capire che quella non era una delle tante bombe targate Isis, ma un preciso e sanguinoso avvertimento a quanti e quante intendono sostenere dal basso un’alternativa politica e sociale al progetto reazionario e oscurantista di Daesh.

Il momento, il luogo e l’obiettivo scelti dagli attentatori parlano più di mille comunicati. Suruç si trova in Turchia, a pochi chilometri dal confine con la Siria, ed è un crocevia obbligato per quanti intendono portare solidarietà alla resistenza di Kobane. Al centro culturale Amara, luogo della strage, sono passati tanti cittadini turchi, europei, compresi molti italiani, e di altri paesi, solidali con la lotta kurda. Anche le centinaia di giovani socialisti turchi del SGDF, soprattutto studenti, erano lì perché volevano andare a contribuire alla ricostruzione di Kobane. Il governatore distrettuale gli ha però negato il premesso di attraversare il confine e la conferenza stampa, durante la quale è esplosa la bomba, era stata indetta proprio per prendere posizione su questo diniego.

La strage, che ha provocato la morte di 32 giovani, avviene in un momento delicato per il Rojava. Non solo l’Isis era stato respinto e sconfitto a Kobane, ma le forze kurde sono recentemente avanzate e hanno riconquistato luoghi come la città strategica di Tel Abyad, sul confine con la Turchia. A questo va aggiunto che nelle recenti elezioni in Turchia il partito filokurdo Hdp è entrato in Parlamento con un ottimo risultato, mentre il partito di Erdogan ha perso la maggioranza assoluta. Insomma, colpire Kobane, le forze kurde e il progetto politico del Rojava è diventata una priorità per Daesh, che infatti ha intensificato gli attacchi con autobombe su Kobane. E allo stesso tempo il governo turco, con una dichiarazione del presidente Erdogan, ha affermato poche settimane fa che non permetterà la nascita di uno stato kurdo in Siria “qualunque sia il prezzo da pagare”. E, infatti, il confine turco-siriano, sempre più blindato per i kurdi, continua ad essere piuttosto aperto per le unità dell’Isis.

Il progetto politico e sociale del Rojava, così come tutto il movimento kurdo, specie quello che fa riferimento al Pkk, è sempre stato visto come fumo negli occhi dal califfato, perché rappresenta un’opzione politica e sociale laica, cioè non settaria sul piano religioso o etnico, politicamente democratica e socialmente includente. Inoltre, tra le forze kurde del Rojava il ruolo delle donne è forte e attivo, incluso sul piano militare con le unità di protezione delle donne (YPJ). In ultima analisi, opzioni politiche come quelle del Rojava sono in prospettiva le uniche capaci di definire un’alternativa auspicabile a quella reazionaria dell’Isis. A meno che, ovviamente, non pensiamo seriamente che l’alternativa possa essere rappresentata dagli interventi militari occidentali, che anzi avevano contribuito all’emersione e alla legittimazione delle tendenze islamiste radicali, o dai regimi autoritari e repressivi, che siano monarchie oppure dittature militari.

La strage di Suruç ha cercato di colpire l’opzione politica del Rojava in un punto sensibile: la solidarietà internazionale. La solidarietà dal basso, dei movimenti, delle persone, dei giovani era cresciuta in questi ultimi mesi ed è preziosissima. L’Isis lo sa bene, anzi lo sa meglio di chiunque altro, visto che si considera un progetto sovranazionale e che agisce di conseguenza. Quello che invece sorprende, anche con i troppi silenzi e le troppe distrazioni di questi giorni, è che a casa nostra in troppi sembrano aver disperso la coscienza del fatto che a Kobane, a Suruç, nel Rojava si combatte una battaglia globale.

A proposito, se oggi state a Milano e volete dare un contributo affinché il silenzio venga rotto, oggi pomeriggio, a partire dalle 16.00 e fino alle 19.00, in piazza Duomo, ci sarà un presidio per le vittime della strage di Suruç. L’ha promosso la comunità kurda di Milano. Cerchiamo di non lasciarli soli!

In Internazionale Tags Suruc, Kobane, Sgdf, kobane, hdp, turchia, kurdistan, kurdi, erdogan, da'esh, isis, movimenti, strage, pkk, rojava, ypj, presidio
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Anche oggi, come sempre, a #Milano con la #Palestina e la sua #resistenza contro il genocidio e l’occupazione coloniale

#Gaza
#StopGenocide 
#EndOccupation 
#FreePalestine
Anche oggi, come sempre, a #Milano con la #Palestina e la sua #resistenza contro il genocidio e l’occupazione coloniale #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine
Il @milanopride pieno di gente, con netta prevalenza di giovani e giovanissim3. Ormai è diventata una sua caratteristica. Forse ci si poteva aspettare più politica, visto il momento di reazione globale. Certo nella piattaforma c’e
Il @milanopride pieno di gente, con netta prevalenza di giovani e giovanissim3. Ormai è diventata una sua caratteristica. Forse ci si poteva aspettare più politica, visto il momento di reazione globale. Certo nella piattaforma c’era, compresa la denuncia del genocidio palestinese, e anche sui carri politici e sociali, ma tra le persone sembra essere prevalsa la voglia di mostrare se stessi, di dire eccomi e non me ne vado. #MilanoPride #ResistenzaArcobaleno #NoPrideInGenocide
Al Consolato Usa di #Milano contro le guerre di Usa e Israele e il genocidio a #Gaza. Rompere ogni complicità 
#StopWar #StopGenocide #FreePalestine
Al Consolato Usa di #Milano contro le guerre di Usa e Israele e il genocidio a #Gaza. Rompere ogni complicità #StopWar #StopGenocide #FreePalestine
Siamo gente seria
Stiamo con la Palestina 
#stopgenocide #freepalestine
Siamo gente seria Stiamo con la Palestina #stopgenocide #freepalestine
SCIOPERO GENERALE PER GAZA E CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA
Una presa di parola da parte di lavoratori e lavoratrici contro il genocidio a Gaza, per salari dignitosi e contro l’economia di guerra che ci vogliono imporre. Il sindacalismo di b
SCIOPERO GENERALE PER GAZA E CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA Una presa di parola da parte di lavoratori e lavoratrici contro il genocidio a Gaza, per salari dignitosi e contro l’economia di guerra che ci vogliono imporre. Il sindacalismo di base oggi si è assunto la responsabilità di indire questo sciopero che ci voleva. Altri e più forti dovranno seguire se vogliamo fermare i complici di Israele e i signori del riarmo. Nelle foto il corteo di #Milano #scioperogenerale #noriarmo #stopwar #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine
Venerdì 20 giugno c’è lo sciopero generale indetto dalle organizzazioni del sindacalismo di base. Uno sciopero diverso da altri, perché mette al primo posto la cessazione del genocidio in corso a Gaza per mano di Israele e
Venerdì 20 giugno c’è lo sciopero generale indetto dalle organizzazioni del sindacalismo di base. Uno sciopero diverso da altri, perché mette al primo posto la cessazione del genocidio in corso a Gaza per mano di Israele e la solidarietà con il popolo palestinese. Uno sciopero contro la guerra e per l’immediato cessate il fuoco su tutti i fronti, da Gaza all’Iran all’Ucraina. Uno sciopero contro il riarmo e l’economia di guerra, per più salari e sicurezza sul lavoro. Uno sciopero da fare, assolutamente, perché è la cosa giusta da fare. 👉 a #Milano ci troviamo alle h. 9.30 in Santo Stefano per il corteo #stopwar #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine

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