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il blog di Luciano Muhlbauer

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Dalla parte del popolo curdo – Milano 11 febbraio corteo nazionale per la liberazione di Ocalan

February 1, 2017

Sabato 11 febbraio, in occasione del 18° anniversario del sequestro di Abdullah Ocalan, le comunità e organizzazioni curde di tutta Europa scenderanno in piazza, a Strasburgo per la mobilitazione continentale e a Milano per la manifestazione nazionale delle comunità italiane e ticinese. È la prima volta che Milano ospita una mobilitazione curda di dimensione nazionale e questo consegna alla città e ai territori vicini una responsabilità particolare, anche perché l’attuale scenario in Turchia e Medio Oriente richiede che venga urgentemente rilanciato il sostegno al popolo e ai movimenti curdi. E, beninteso, non si tratta di una semplice questione di solidarietà, ma anche -e forse soprattutto- di schierarsi con chi oggi nella martoriata area mediorientale rappresenta la più significativa opzione politica che rifiuta sia i settarismi religiosi ed etnici che la riproposizione di regimi dittatoriali, per investire invece sull’autogoverno democratico e sulla convivenza pacifica. E non solo a parole, ma anzitutto con i fatti, come dimostra l’amministrazione dei territori strappati all’oscurantismo sanguinario dell’Isis.

Già, la Siria del nord, il Rojava, il Kurdistan siriano, vi ricordate? Sono passati poco più di due anni dall’epopea di Kobane, quando i guerriglieri e, soprattutto, le guerrigliere delle YPG/YPJ erano diventati di moda in mezzo mondo. I curdi allora erano gli eroi da celebrare, il bene che scacciava il male. E mentre nella distratta e un po’ ipocrita Europa le immagini delle combattenti curde conquistavano anche il mainstream, nella realtà reale le nubi cominciavano ad addensarsi sulla testa dei curdi. A Dyarbakir, Suruç e Ankara iniziavano ad esplodere bombe che facevano strage di curdi e di solidali e il regime di Erdogan interruppe bruscamente e unilateralmente il dialogo con il Pkk, riaccendendo la guerra nel Kurdistan turco. E non si trattava semplicemente di guerra contro formazioni armate, ma di guerra contro tutto ciò che sa di curdo. Da allora centri urbani, come Cizre, sono stati praticamente rasi al suolo, la popolazione civile curda viene trattata come un nemico e i sindaci e amministratori locali democraticamente eletti, ma appartenenti ai partiti curdi legali vengono rimossi e arrestati. Infine, è arrivato l’ultimo salto di qualità, con l’occupazione militare turca di fette di territorio nel nord della Siria e dell’Iraq in funzione anticurda e con la campagna di arresti di parlamentari del partito filo curdo, Hdp, compresi i due co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag.

In Turchia il regime di Erdogan sta marciando velocemente verso la dittatura. Infatti, i metodi repressivi e autoritari adottati assomigliano sempre di più a quelli utilizzati dalle dittature militari che nel recente passato avevano insanguinato il paese. La stessa architettura istituzionale sta subendo una veloce involuzione, grazie a una riforma costituzionale in senso iper presidenzialista, che di fatto equivale a consegnare al Presidente tutti i poteri e ad istituzionalizzare lo stato di emergenza in vigore dal fallito tentativo di colpo di Stato dell’anno scorso. Il progetto di Erdogan è chiaro e, soprattutto, non tollera opposizioni e dissensi. Per questo, anzitutto, il movimento curdo e democratico deve essere spazzato via con ogni mezzo, dal parlamento, dalle città e dai villaggi.

Il futuro immediato del popolo curdo si prospetta difficile, anche considerando lo scenario internazionale. L’accordo Erdogan-Putin ha consegnato al regime turco nuovi spazi di manovra nell’aggressione militare al Rojava e l’avvento della presidenza Trump negli Stati Uniti rischia di giocare anch’esso contro i curdi, considerato che le prime mosse nell’area mediorientale dell’amministrazione USA indicherebbero una visione da superfalchi repubblicani, tutta schiacciata sugli interessi dei governi di Israele e Arabia Saudita. In altre parole, manca solo il recupero della piena sintonia con il regime turco.

E l’Europa? Già, i governi e l’UE fanno qualche dichiarazione preoccupata, dicono che non va bene quello che accade in Turchia e che i parlamentari eletti non andrebbero messi in prigione, ma poi non succede niente. Anzi, tutto continua come prima perché la Turchia, a tal fine generosamente finanziata dall’Europa e dichiarata “paese sicuro”, deve bloccare i profughi prima che arrivino qui. Dei nostri media mainstream, di quelli che fino a poco tempo fa esaltavano gli eroi di Kobane, meglio non parlare. Infatti, nella migliore tradizione embedded, si sono adeguati subito alla nuova narrazione e così, dei curdi non si parla quasi più, se non per associarli nei Tg a qualche attentato.

Insomma, per non farla lunga, il popolo e il movimento curdo hanno bisogno della nostra solidarietà e del nostro sostegno. E ne hanno bisogno ora. Per questo è importante schierarsi, pubblicamente e apertamente, e partecipare e fare partecipare al corteo nazionale dell’11 febbraio.

L’appello alla mobilitazione degli organizzatori italiani, cioè UIKI – Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia, Comunità Curda in Italia e Rete Kurdistan Italia, si può leggere sul sito di UIKI. Le adesioni al corteo vanno inviate a  info@uikionlus.com e info@retekurdistan.it.

Per gli aggiornamenti, l’elenco delle adesioni e le info sul corteo vi segnalo l’evento facebook. E visto che ci siete, condividetelo per favore con i vostri amici.

L’appuntamento per il corteo è sabato 11 febbraio, ore 14.00, Corso Venezia, angolo via Palestro, Milano.

In Internazionale Tags curdi, turchia, rojava, pkk, ocalan, Milano, 11 febbraio, corteo, erdogan, hdp
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Il 2025 ci aveva portato le piazze piene di rabbia e speranza, ma sta terminando con la risposta del governo a suon di sgomberi e repressione. E allora per il 2026 ci auguro di essere all’altezza della situazione, lucidɜ, determinatɜ e unitɜ
Il 2025 ci aveva portato le piazze piene di rabbia e speranza, ma sta terminando con la risposta del governo a suon di sgomberi e repressione. E allora per il 2026 ci auguro di essere all’altezza della situazione, lucidɜ, determinatɜ e unitɜ
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco.  Israele continua a bombardare e bloccare l&
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa

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