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il blog di Luciano Muhlbauer

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RiMaflow resiste grazie alla solidarietà. Ma ora dobbiamo fare di più #MassimoLibero

September 26, 2018

Sono passati ormai due mesi da quel giorno di fine luglio, quando sembrava che il mondo intero dovesse crollare in testa alla comunità di lavoratori e lavoratrici che animano l’esperienza di RiMaflow a Trezzano s/N. Un’inchiesta giudiziaria aveva coinvolto la fabbrica recuperata, un’accusa infamante era stata formulata, cioè di essere parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, e Massimo Lettieri, in quanto presidente e legale rappresentante della cooperativa, era stata arrestato.

Due mesi dopo RiMaflow c’è ancora, impegnata in una lotta quotidiana per la sopravvivenza e nella mobilitazione per la liberazione di Massimo, tuttora in carcere. Ma soprattutto, nel frattempo si è materializzata anche la solidarietà, che è poi la cosa più preziosa ed efficace in situazioni come queste. Una solidarietà ampia e plurale, nazionale e internazionale, che testimonia più di ogni altra cosa quanto l’esperienza di RiMaflow abbia seminato e costruito. Sono piovuti appelli, prese di posizione, attestati di stima e c’è stata una partecipatissima assemblea pubblica il 9 settembre scorso.

Assemblea pubblica alla RiMaflow il 9 settembre scorso

Assemblea pubblica alla RiMaflow il 9 settembre scorso

Insomma, chi ha condiviso, incrociato o semplicemente conosciuto il percorso di RiMaflow e l’impegno di Massimo non aveva dubbi: loro non c’entrano un fico secco con quelle accuse. Non è un caso, infatti, che anche un noto dirigente della Caritas ambrosiana, come don Massimo Mapelli, si esponesse pubblicamente affermando “nessuno deve permettersi di dire che RiMaflow è un’associazione a delinquere”.

Anche per me non ci sono dubbi, perché se conosci qualcuno in un percorso di lotta impari molto da e su quella persona.

Io avevo conosciuto Massimo una decina di anni fa quando esisteva ancora una fabbrica di nome Maflow ed era in corso una lotta operaia per impedire la sua chiusura e la perdita di 330 posti di lavoro. La Maflow era una multinazionale e lo stabilimento di Trezzano produceva componenti auto, lavorando soprattutto su commesse della Bmw. Poi le commesse furono tagliate, mentre alcune operazioni finanziarie del management produssero uno stato di insolvenza e lo stabilimento finì commissariato. Poi arrivò la vendita a un gruppo polacco e la chiusura della fabbrica causa delocalizzazione della produzione in Polonia.

A questo punto un gruppo di operai e operaie della Maflow, con in prima fila Massimo, decisero di non arrendersi e, ispirandosi all’esperienza delle fabricas recuperadas argentine, di occupare lo stabilimento, avviando un progetto di autogestione. Così, in estrema sintesi, è nata RiMaflow. Il resto è storia di oggi.

“A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca” (cit. Don Mazzolari) è una delle frasi che si sentono pronunciare più spesso alla RiMaflow. Infatti, sono state avviate molte attività (riuso, riciclo, autoproduzioni agro-alimentari e molto altro ancora) con l’obiettivo di costruire un futuro e una possibilità di lavoro e reddito. Ed è stato fatto sempre nell’ottica del bene comune, cioè del costruire qualcosa che potesse essere a disposizione di tutti e tutte. Si sono dati la forma di cooperativa per poter lavorare e hanno promosso un confronto con le istituzioni su una ipotesi di regolarizzazione dello stato di fatto, cioè dell’occupazione di un’area altrimenti abbandonata.

È nel quadro di quelle attività economiche che la cooperativa RiMaflow era entrata in contatto anche con un’azienda che gli inquirenti ritengono sia attiva nel traffico illecito di rifiuti. Da qui che nasce il coinvolgimento. Certo, il tempo e il processo chiariranno la completa estraneità di RiMaflow, ma nel frattempo l’esperienza rischia di finire strangolata economicamente e Massimo continua a stare in carcere. Per questo è fondamentale che la solidarietà si espanda, cresca e si intensifichi.

Finora si sono esposti e hanno preso parola soprattutto quelli e quelle che hanno avuto modo di conoscere direttamente Massimo e l’esperienza di RiMaflow. Ora bisogna fare di più e anche altri e altre devono prendere parola, perché il destino di RiMaflow riguarda noi tutti e tutte.

Si possono fare molte cose, da quelle più semplici a quelle più impegnative: esprimere pubblicamente solidarietà sui social o dove ritenete utile, discuterne nelle proprie realtà, firmare l’appello, fare donazioni, acquistare e far acquistare i prodotti FuoriMercato, promuovere eventi o benefit eccetera. Sul sito e sulla pagina fb di RiMaflow trovate le iniziative programmate e potete recuperare informazioni più approfondite.

Fate voi, ma non fate mancare la vostra solidarietà!

#MassimoLibero #RiMaflowVivrà

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In Lavoro, Movimenti Tags RiMaflow, lavoratori, solidarietà, Massimo Lettieri, maflow, Trezzano
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Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco.  Israele continua a bombardare e bloccare l&
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa

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