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il blog di Luciano Muhlbauer

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Referendum, noi votiamo sì

May 26, 2025

Noi l’8 e 9 giugno non staremo a casa, ma andremo ai seggi e metteremo 5 sì nelle urne. Lo faremo senza illuderci che un referendum possa sostituire il conflitto sociale, premessa necessaria di ogni cambiamento sostanziale, ma nella consapevolezza che vada praticato ogni terreno utile per contrastare un modello sociale che costringe milioni di persone alla precarietà, al sottosalario e all’esclusione. E, oggi e qui, i quattro referendum sul lavoro e quello sulla cittadinanza rappresentano uno di questi terreni.

Sono ormai tre decenni che in Italia si legifera per rendere il lavoro più precario e i lavoratori e le lavoratrici più deboli, più docili e, in ultima analisi, più a buon mercato. Un processo che ha coinvolto indistintamente governi di centrosinistra e di centrodestra. Anzi, il capostipite, cioè il “pacchetto Treu” del 1997, fu opera del governo Prodi. Da allora fu un susseguirsi di deregolamentazioni del mercato del lavoro e di moltiplicazione di forme contrattuali precarie, ma la preda grossa sarebbe rimasto l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970), che prevedeva il reintegro al posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato nelle imprese con più di 15 dipendenti.

I ripetuti tentativi dei governi Berlusconi di abolire il reintegro si scontrarono, però, con la resistenza delle piazze e, alla fine, ci volle un governo targato Pd per manomettere l’articolo 18. Il Jobs Act di Renzi del 2014 impose la sostanziale fine del reintegro e la monetizzazione dei licenziamenti ingiustificati.

Ovviamente, la storia non finì con il Jobs Act e i processi di precarizzazione e limitazione dei diritti e delle libertà di lavoratrici e lavoratori sono continuati imperterriti, con la sola timida eccezione del decreto dignità del 2018. I risultati sono sotto gli occhi di tutt3, con la precarietà per milioni di giovani e non solo, la decrescita del valore reale di salari e stipendi, l’inasprimento della disuguaglianza sociale e una politica economica basata sui bassi salari, comprese forme di sfruttamento che si spingono fino al lavoro gratuito o semi-gratuito.

Questo è il contesto nel quale si inseriscono i quattro quesiti referendari sul lavoro.

I primi due quesiti intervengono sulla disciplina del licenziamento. Il quesito n. 1 intende ristabilire il reintegro al posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato nelle imprese con più di 15 dipendenti. Il quesito n. 2 riguarda, invece, le imprese con meno di 16 dipendenti e prevede l’aumento delle tutele in caso di licenziamento illegittimo, abrogando il limite massimo di sole 6 mensilità di risarcimento.

Il quesito n. 3 riguarda i contratti a termine, che attualmente possono essere stipulati per 12 mesi senza alcuna motivazione. Il quesito intende ristabilire l’obbligo delle causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.

Il quesito n. 4 interviene sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Oggi l’impresa che subappalta non deve rispondere alle inadempienze del subappaltatore. Il quesito intende, dunque, abrogare le norme vigenti che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.

Il quesito n.5 parla di diritto alla cittadinanza. Oggi in Italia esistono tre percorsi per ottenere la cittadinanza italiana: per residenza, per matrimonio e per nascita. Questo referendum si rivolge al primo percorso, accorciando da 10 a 5 gli anni di residenza necessari per l'ottenimento della cittadinanza. Votando sì sarà possibile per circa 2.500.000 persone regolarizzare la propria posizione, permettendo anche ai propri figli, nati e cresciuti qui, di veder riconosciuta la loro posizione.

Non è vero che verranno riconosciuti i diritti alla nascita di coloro che nascono in Italia da genitori stranieri, perché rimane il principio dello ius sanguinis, e non è vero che sarà più facile ottenere la cittadinanza, perché rimangono gli altri requisiti (contratto di lavoro, reddito minimo, idoneità alloggiativa ecc.). Ma questo referendum rimane una tappa fondamentale per portare avanti il percorso di riconoscimento dei diritti a tutti e tutte coloro che nascono, studiano, lavorano e vivono questo territorio.

Sembra dunque abbastanza chiaro perché questi cinque referendum non piacciono nei palazzi. E non solo a destra.

Lo schieramento contrario è massiccio, ma evitano come la peste di fare una battaglia aperta per il no. Sanno bene che in caso di raggiungimento del quorum la vittoria dei sì è praticamente certa, come peraltro confermano quasi tutte le proiezioni disponibili. E allora, preferiscono censurare, silenziare e, soprattutto, cavalcare e incentivare l’astensionismo.

Per questo, la cosa giusta da fare, oggi e qui, è impegnarci e agire perché più persone possibili vadano a votare l’8 e 9 giugno.

La Redazione di Milano in Movimento

Pubblicato su Milano in Movimento il 26 maggio 2025

In Lavoro Tags referendum lavoro, referendum cittadinanza, votare sì
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28 maggio 1974, una bomba esplode in Piazza della Loggia a Brescia, dov’era in corso una manifestazione antifascista indetta dal sindacato. Un’altra strage fascista e di Stato.
 
#noinondimentichiamo
#piazzadellaloggia
#Brescia
28 maggio 1974, una bomba esplode in Piazza della Loggia a Brescia, dov’era in corso una manifestazione antifascista indetta dal sindacato. Un’altra strage fascista e di Stato. #noinondimentichiamo #piazzadellaloggia #Brescia
Referendum, noi votiamo SÌ.

L’8 e 9 giugno non staremo a casa.
Cinque referendum, cinque occasioni per contrastare precarietà, sfruttamento ed esclusione.

Swipe per leggere l’articolo. 

#Referendum2024 
#Lavoro
#Cittadina
Referendum, noi votiamo SÌ. L’8 e 9 giugno non staremo a casa. Cinque referendum, cinque occasioni per contrastare precarietà, sfruttamento ed esclusione. Swipe per leggere l’articolo. #Referendum2024 #Lavoro #Cittadinanza
Oggi sono esattamente 50 anni da quel 25 maggio 1975 quando nel centro di #Milano un gruppo di neofascisti assassinò Alberto Brasili. Sono 50 anni, uno di quegli anniversari tondi che di solito meritano attenzione, ma per Brasili non sentirete
Oggi sono esattamente 50 anni da quel 25 maggio 1975 quando nel centro di #Milano un gruppo di neofascisti assassinò Alberto Brasili. Sono 50 anni, uno di quegli anniversari tondi che di solito meritano attenzione, ma per Brasili non sentirete proclami di Ministri o Presidenti di Senato e non troverete amministratori locali in giro per il paese che gli dedicano una via. No, perché i morti ammazzati dai fascisti non contano, conta soltanto Ramelli, utile per riscrivere la storia e proporre la realtà alternativa degli eredi di Almirante. E oggi loro lo possono fare perché controllano il governo, ma anche perché in questi anni in troppi li hanno agevolati, accreditando la favola della “pacificazione”.   #AlbertoBrasili #Brasili
Il @cantiere_milano non si tocca!
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A #Milano per la #Palestina
Un anno e mezzo di massacro sistematico e rivendicato, ma i governi europei, salvo qualche piccola eccezione, non riescono ad andare oltre le parole, mentre gli accordi e gli affari continuano come se niente fosse. 

#Gaza
A #Milano per la #Palestina Un anno e mezzo di massacro sistematico e rivendicato, ma i governi europei, salvo qualche piccola eccezione, non riescono ad andare oltre le parole, mentre gli accordi e gli affari continuano come se niente fosse. #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine
Ancora una volta una provocazione sionista contro il #CsaVittoria. Ormai si ripete con una certa regolarità. Qual è la colpa del Vittoria? Essere solidale con il popolo palestinese e denunciare i crimini del regime di Netanyahu. Le comp
Ancora una volta una provocazione sionista contro il #CsaVittoria. Ormai si ripete con una certa regolarità. Qual è la colpa del Vittoria? Essere solidale con il popolo palestinese e denunciare i crimini del regime di Netanyahu. Le compagne e i compagni lo fanno dall’inizio del genocidio, sono tra le realtà milanesi più attive. È bene che i provocatori sappiano che se toccano uno toccano tutt3 😉 Solidarietà con il Vittoria e #freepalestine oggi e sempre ✊

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