Il divieto di manifestare non esiste e non può esistere, non più. Non esiste più nella realtà, perché già dopo i primi allentamenti forme di manifestazione, nel rispetto delle distanze e delle misure di sicurezza, ci sono state e non sempre sono piovute multe o divieti. Non esiste più dal punto di vista del buon senso, perché una cosa era vietare manifestazioni quando l’unica occasione di socializzazione consentita era la coda al supermercato, altra cosa è quando, nel rispetto delle misure di sicurezza, potrai assembrarti praticamente ovunque, al lavoro, sui mezzi, al mercato, al ristorante eccetera. Infine, non può esistere legalmente, come molti costituzionalisti sottolineano da giorni, perché un diritto costituzionalmente tutelato non può essere sospeso a tempo indefinito da uno stato d’emergenza dichiarato ai sensi del Codice della protezione civile, come peraltro ora sembra prendere atto anche il decreto legge varato dal governo il 16 maggio e il Dpcm del 17 maggio.
Read MoreStato sociale o Stato autoritario? Il futuro è cominciato
“I flagelli, invero, sono una cosa comune, ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti piombano sulla testa. Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati” (Albert Camus, La Peste)
Una verità senza tempo, quella di Camus, e in questi giorni di pandemia anche a noi è toccato impararla. E non mi riferisco ai governi e agli Stati, dove la questione si pone in maniera un po’ diversa, ma a noi persone, di questo e di altri paesi. Abbiamo faticato ad accettare la nuova realtà e fatichiamo ancora di più ad immaginarci un futuro diverso dal recente passato, anche se questo forse non era sempre desiderabile.
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