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il blog di Luciano Muhlbauer

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Finalmente sciopero generale.jpg

#12d Lo sciopero generale in mezzo al guado

December 11, 2014

Venerdì 12 dicembre c’è lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Gli obiettivi, ribaditi anche in questi giorni da Susanna Camusso, sono modificare il Jobs Act e la legge di stabilità, cioè praticamente tutta la politica economica e sociale del governo Renzi.

Obiettivi senz’altro in linea con le mobilitazioni di questo autunno e tecnicamente possibili, poiché la legge di stabilità è tuttora in discussione e al Jobs Act mancano ancora tutti quei decreti attuativi che scriveranno la legge vera e propria (vedi Liberi di licenziare). Eppure, in giro si sentono molti dubbi, tra lavoratori e cassintegrati, precari e disoccupati, non tanto rispetto agli obiettivi in sé, ma piuttosto rispetto alla loro sostenibilità e credibilità politica. Insomma, molti si chiedono a cosa serva questo sciopero.

Dubbi che nascono da alcune domande rimaste senza risposta, tipo come mai lo sciopero era stato proclamato in una data in cui prevedibilmente il Jobs Act sarebbe già stato approvato? Oppure, come si pensa di poter raggiungere l’obiettivo ora, considerato che non era stato raggiunto prima del 3 dicembre, quando la tensione sociale e lo scontro politico erano ben più intensi?

Sono domande vere e dubbi giustificati che inevitabilmente fanno pensare alle tante, troppe manfrine dell’epoca concertativa, dove prima si gridava alla rivolta di piazza per poi firmare le peggior cose in cambio di un piatto di lenticchie e di qualche privilegio per l’apparato. Anzi, ultimamente non si facevano neanche più le manfrine. E così, di fronte a questo 12 dicembre in molti non sono convinti. Ed è curioso notare che non sembrano crederci troppo neanche tanti funzionari e dirigenti della stessa Cgil, considerati i molti silenzi di questi giorni e il basso livello di mobilitazione di queste ultime settimane, esclusi ovviamente la Fiom e pochi altri settori.

Eppure, sbaglia chi pensa che siamo di fronte alla solita manfrina per riconquistare un posto a tavola (per l’organizzazione) a qualunque prezzo (per i lavoratori). E lo dico non perché pensi che siano cambiate le teste dei gruppi dirigenti, ma per il semplice fatto che è cambiato il contesto, lo scenario. In altre parole, la concertazione non c’è più, non serve più. Non ci sono più i margini economici, non ci sono più i rapporti di forza e non c’è più la volontà da parte del potere economico e politico.

Renzi non ha inventato nulla, sta semplicemente portando alle sue logiche conseguenze un processo in atto da tempo. Insomma, vuole fare quello che non è mai riuscito a Berlusconi e che invece avevano realizzato Reagan con i controllori di volo nel 1981e la Thatcher con i minatori quattro anni più tardi, cioè imporre ai sindacati una sconfitta secca e strategica per poter poi ridisegnare l’insieme delle relazioni industriali, indebolire la forza contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici e, di conseguenza, abbassare ulteriormente i livelli salariali.

La situazione è questa e oggi la Cgil è costretta quasi suo malgrado a lottare, a praticare il conflitto. Non aveva fatto uno sciopero generale contro i governi Monti e Letta e contro la Riforma Fornero e ora lo proclama contro un governo presieduto dal capo del partito al quale è iscritto larga parte del gruppo dirigente della Cgil. E non può contare neanche sulla sponda della cosiddetta “sinistra del Pd”, piena zeppa di ex dirigenti sindacali, compreso l’ex segretario generale, che si è letteralmente liquefatta di fronte alla prospettiva di perdere qualche poltrona.

Appunto, lo scenario è cambiato, radicalmente, e questo apre una contraddizione enorme. La crisi sociale è micidiale, la disoccupazione si fa sempre più di massa, chi lavora non arriva alla fine mese e la Cgil, come organizzazione, deve lottare per la sua sopravvivenza. Ma i gruppi dirigenti, centrali e periferici, del sindacato non sono attrezzati,  sono cresciuti nella scuola della concertazione e, a parte quelli della Fiom e poche altre eccezioni, non sanno più come si fa conflitto. Anzi, faticano persino ad immaginarselo.

Il 12 dicembre e le sue ambiguità e contraddizioni si spiegano così. Tuttavia, non si tratta della solita manfrina, ma è appunto un’altra cosa, è una situazione nuova, magmatica e in attesa di definizione. Siamo in un momento sociale e politico di transizione e di gestazione di qualcosa, che potrà essere positivo o negativo, dipende. Anche e soprattutto per questo sarebbe sbagliato non esserci il 12 dicembre –così come negli altri giorni di mobilitazione di questo periodo- e non stare in mezzo ai lavoratori, precari e studenti che saranno in piazza. Perché quello che verrà non dipende dal fato, ma come sempre dalle azioni degli uomini e delle donne.

Infine, eccovi gli appuntamenti di piazza del 12 dicembre a Milano:

ore 9.30, P.ta Venezia, corteo Cgil e Uil

ore 9.30, L.go Cairoli, corteo degli studenti medi e universitari (Rete Studenti, Casc, UdS, CCS, Collettivo Bicocca, Progetto Dillinger ecc.), che scenderanno in piazza non solo contro il Jobs Act, ma anche contro il progetto governativo della Buona Scuola.

Per quanto riguarda le iniziative del 12 e 13 dicembre legate al 45° anniversario della strage di piazza Fontana, il cui ricordo sarà comunque presente nelle mobilitazioni dei lavoratori e degli studenti, vedi il nostro post A 45 anni dalla strage di piazza Fontana. Contro il fascismo di ieri e di oggi.

In Lavoro Tags jobs act, sciopero generale, cgil, fiom, studenti, concertazione, piazza fontana
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12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
ALLA PRIMA DELLA SCALA, LIBERTÀ PER SHAHIN
Mohammad Shahin, imam torinese regolarmente residente in Italia, è stato fermato e rinchiuso nel CPR di Caltanissetta con l’obiettivo di espellerlo verso l’Egitto, dove peraltro sar
ALLA PRIMA DELLA SCALA, LIBERTÀ PER SHAHIN Mohammad Shahin, imam torinese regolarmente residente in Italia, è stato fermato e rinchiuso nel CPR di Caltanissetta con l’obiettivo di espellerlo verso l’Egitto, dove peraltro sarebbe a rischio la sua incolumità. La sua colpa? Essere tra gli animatori delle mobilitazioni torinesi contro il genocidio e per la Palestina. In altre parole, un anticipo di quello che succederebbe a tutti e tutte noi se dovessero passare la proposte di legge presentate dai partiti di governo e dalla destra del Pd (proposta Derio), che intendono equiparare antisemitismo e antisionismo, mettendo così de facto fuorilegge ogni critica all’occupazione israeliana della Palestina. Oggi alla prima della Scala, insieme al sostegno alla vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici della Scala, è stato ribadito che non intendiamo farci mettere il bavaglio e che Shahin deve tornare libero. Buon Sant’Ambrogio e Palestina libera! #FreeShahin #PrimaScala
In occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, istituita dall’ONU nel 1977, si sono tenute due manifestazioni nazionali a Roma e a #Milano. C’è chi pensa che ormai non bisogna più mobilitarsi, perché c’è un cessate il fuoco e perché si sta andando verso la pace, ma purtroppo la realtà sul campo è ben diversa. La maggior parte di Gaza è sotto occupazione militare israeliana e nella restante parte, dove si trova ammassata tra le macerie la quasi totalità della popolazione, continuano gli interventi militari e le uccisioni e gli aiuti umanitari entrano solo con contagocce. Per non parlare di quello che accade in Cisgiordania, dove coloni e esercito di occupazione intensificano addirittura le operazioni di pulizia etnica in un crescendo di violenza. Tutto questo è possibile solo grazie alla copertura dei governi alleati di Israele, tra cui quello italiano, che blaterano di una pace che non c’è e che, di fatto, altro non fanno che proseguire la loro complicità con i crimini di Israele. Ecco perché bisogna continuare a stare in piazza, a intervenire in ogni occasione e non permettere mai che cali il silenzio su quello che accade in Palestina. #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
A MILANO CONTRO LA FINANZIARIA DEL RIARMO 
A #Milano migliaia in piazza per lo sciopero generale convocato dal sindacalismo di base contro una manovra finanziaria che continua a tagliare la spesa sociale e avvia lo spostamento delle risorse pubbliche
A MILANO CONTRO LA FINANZIARIA DEL RIARMO A #Milano migliaia in piazza per lo sciopero generale convocato dal sindacalismo di base contro una manovra finanziaria che continua a tagliare la spesa sociale e avvia lo spostamento delle risorse pubbliche verso il riarmo, mentre decrescono i salari e aumentano le rendite e i profitti di pochi. Tantissime le bandiere della Palestina, perché neanche per un minuto dobbiamo farci distrarre da una pace che c’è solo nella propaganda dei complici di Netanyahu. #scioperogenerale #stopriarmo #FreePalestine

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