• Home
  • Chi sono
  • Contatti
  • Archivio 2005-2014
Menu

il blog di Luciano Muhlbauer

  • Home
  • Chi sono
  • Contatti
  • Archivio 2005-2014

Vietare di poter lavorare in Expo è illegale

May 27, 2015

Non servono ulteriori dettagli e non è necessario attendere “chiarimenti” ufficiali per prendere parola e pretendere la fine immediata della prassi di negare a dei lavoratori e delle lavoratrici il diritto di lavorare nell’area Expo in base a un parere riservato della Questura. Beninteso, i chiarimenti e il ripristino della trasparenza sono atti urgenti e doverosi, ma quello che sappiamo basta e avanza per dire che siamo di fronte a atti e prassi palesemente estranei e contrari alla legalità costituzionale e democratica del nostro paese.

La Costituzione parla chiaro a proposito dei diritti fondamentali dei cittadini e delle cittadine. All’articolo 3 dice che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e all’articolo 4 stabilisce che “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Insomma, è piuttosto evidente che negare preventivamente il diritto al lavoro oppure provocare addirittura il licenziamento di un lavoratore già assunto, perché Expo S.p.A., sulla base di un parere riservato, non motivato e non vincolante della Questura, nega il pass di accesso all’area dell’esposizione, rappresenti una prassi illegale. 

E capiamoci, non stiamo parlando di persone a cui vengono contestati precedenti penali, carichi pendenti o cose di questo tipo. Nulla di formale, nulla di proveniente dall’autorità giudiziarie, ma soltanto un “parere” di polizia. E così, succede che dei cittadini assolutamente incensurati si vedano negare il pass e dunque il lavoro, magari perché in passato –almeno queste sono le uniche spiegazioni che ci rimangono- qualche Questura li ha schedati perché hanno partecipato a una manifestazione di piazza, perché frequentano un centro sociale o perché hanno urlato troppo forte durante uno sciopero. Insomma, in base a dei criteri di natura politica e non giudiziaria. 

E i casi non sono pochi, si parla di circa 500 persone finora colpite dai “pareri”. Spiegazioni ufficiali non ce ne sono, a parte le parole generiche e tragicamente illuminanti del Vice Ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che ha dichiarato: “Expo è un sito sensibile, di rilevanza strategica. Ci sono attività di prevenzione, i cui criteri non possono essere resi noti perché perderebbero di efficacia”. 

Insomma, se sappiamo qualcosa è soltanto grazie alle inchieste e alle denunce di alcuni giornalisti di La Repubblica, Radio Popolare e MilanoX e ai casi raccolti dalla Camera del Lavoro di Milano e da San Precario. Per il resto, qualche presa di parola sparsa, un’interrogazione parlamentare, qualche timida dichiarazione del Comune, ma dopo quasi due settimane dalle prime denunce c’è ancora un diffuso e inquietante silenzio. Eppure, non si tratta di quisquilie, ma di un autentico attentato ai principi costituzionali e democratici, consumato con il consenso di più istituzioni pubbliche. Già, perché questa cosa mica se l’è inventata il Questore di Milano, ma necessariamente è stata decisa a livello governativo e poi condivisa con altri attori istituzionali in sede locale. 

Sarà per quella specie di pensiero unico che si è costruito attorno all’evento Expo o sarà per il dilagante conformismo e la mancanza di coraggio politico, ma questa sorta di omertà è inaccettabile e ingiustificabile da ogni punto di vista.

I lavoratori e le lavoratrici i cui diritti fondamentali sono stati violati hanno il sacrosanto diritto non solo a una spiegazione ufficiale, ma anche a un risarcimento morale e materiale. E tutti e tutte noi dovremmo preoccuparci un po’ di più per il nostro futuro, perché se oggi accettiamo queste pratiche extra-costituzionali in nome di Expo, domani potremmo ritrovarcele dappertutto.

 

In Lavoro Tags diritti, lavoratori, costituzione, questura, licenziamento, Expo 2015
← Expo non fa rima con i diritti dei lavoratoriArrivano i frutti amari del Jobs Act. La Novelis di Pieve licenzia delegato Fiom. Operai in sciopero →

Feed Instagram

Anche oggi, come sempre, a #Milano con la #Palestina e la sua #resistenza contro il genocidio e l’occupazione coloniale

#Gaza
#StopGenocide 
#EndOccupation 
#FreePalestine
Anche oggi, come sempre, a #Milano con la #Palestina e la sua #resistenza contro il genocidio e l’occupazione coloniale #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine
Il @milanopride pieno di gente, con netta prevalenza di giovani e giovanissim3. Ormai è diventata una sua caratteristica. Forse ci si poteva aspettare più politica, visto il momento di reazione globale. Certo nella piattaforma c’e
Il @milanopride pieno di gente, con netta prevalenza di giovani e giovanissim3. Ormai è diventata una sua caratteristica. Forse ci si poteva aspettare più politica, visto il momento di reazione globale. Certo nella piattaforma c’era, compresa la denuncia del genocidio palestinese, e anche sui carri politici e sociali, ma tra le persone sembra essere prevalsa la voglia di mostrare se stessi, di dire eccomi e non me ne vado. #MilanoPride #ResistenzaArcobaleno #NoPrideInGenocide
Al Consolato Usa di #Milano contro le guerre di Usa e Israele e il genocidio a #Gaza. Rompere ogni complicità 
#StopWar #StopGenocide #FreePalestine
Al Consolato Usa di #Milano contro le guerre di Usa e Israele e il genocidio a #Gaza. Rompere ogni complicità #StopWar #StopGenocide #FreePalestine
Siamo gente seria
Stiamo con la Palestina 
#stopgenocide #freepalestine
Siamo gente seria Stiamo con la Palestina #stopgenocide #freepalestine
SCIOPERO GENERALE PER GAZA E CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA
Una presa di parola da parte di lavoratori e lavoratrici contro il genocidio a Gaza, per salari dignitosi e contro l’economia di guerra che ci vogliono imporre. Il sindacalismo di b
SCIOPERO GENERALE PER GAZA E CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA Una presa di parola da parte di lavoratori e lavoratrici contro il genocidio a Gaza, per salari dignitosi e contro l’economia di guerra che ci vogliono imporre. Il sindacalismo di base oggi si è assunto la responsabilità di indire questo sciopero che ci voleva. Altri e più forti dovranno seguire se vogliamo fermare i complici di Israele e i signori del riarmo. Nelle foto il corteo di #Milano #scioperogenerale #noriarmo #stopwar #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine
Venerdì 20 giugno c’è lo sciopero generale indetto dalle organizzazioni del sindacalismo di base. Uno sciopero diverso da altri, perché mette al primo posto la cessazione del genocidio in corso a Gaza per mano di Israele e
Venerdì 20 giugno c’è lo sciopero generale indetto dalle organizzazioni del sindacalismo di base. Uno sciopero diverso da altri, perché mette al primo posto la cessazione del genocidio in corso a Gaza per mano di Israele e la solidarietà con il popolo palestinese. Uno sciopero contro la guerra e per l’immediato cessate il fuoco su tutti i fronti, da Gaza all’Iran all’Ucraina. Uno sciopero contro il riarmo e l’economia di guerra, per più salari e sicurezza sul lavoro. Uno sciopero da fare, assolutamente, perché è la cosa giusta da fare. 👉 a #Milano ci troviamo alle h. 9.30 in Santo Stefano per il corteo #stopwar #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine

Categorie

  • Grandi Opere (1)
  • Razzismo (1)
  • Casa (2)
  • Territorio (2)
  • Diritti (3)
  • Guerre e Pace (3)
  • Scuola e Istruzione (3)
  • Sicurezza (3)
  • Solidarietà (9)
  • Lavoro (17)
  • Internazionale (21)
  • Movimenti (24)
  • Antifascismo (36)
  • Politica (37)

Tag 

  • milano
  • Milano
  • antirazzismo
  • antifascismo
  • antifa
  • Expo 2015
  • movimenti
  • curdi
  • Turchia
  • rojava
  • erdogan
  • solidarietà
  • repressione
  • sgomberi
  • regione lombardia
  • pkk
  • migranti
  • jobs act
  • elezioni 5 giugno
  • Elezioni Comune Milano 2016

Powered by IlCapitano