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il blog di Luciano Muhlbauer

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Vietare di poter lavorare in Expo è illegale

May 27, 2015

Non servono ulteriori dettagli e non è necessario attendere “chiarimenti” ufficiali per prendere parola e pretendere la fine immediata della prassi di negare a dei lavoratori e delle lavoratrici il diritto di lavorare nell’area Expo in base a un parere riservato della Questura. Beninteso, i chiarimenti e il ripristino della trasparenza sono atti urgenti e doverosi, ma quello che sappiamo basta e avanza per dire che siamo di fronte a atti e prassi palesemente estranei e contrari alla legalità costituzionale e democratica del nostro paese.

La Costituzione parla chiaro a proposito dei diritti fondamentali dei cittadini e delle cittadine. All’articolo 3 dice che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e all’articolo 4 stabilisce che “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Insomma, è piuttosto evidente che negare preventivamente il diritto al lavoro oppure provocare addirittura il licenziamento di un lavoratore già assunto, perché Expo S.p.A., sulla base di un parere riservato, non motivato e non vincolante della Questura, nega il pass di accesso all’area dell’esposizione, rappresenti una prassi illegale. 

E capiamoci, non stiamo parlando di persone a cui vengono contestati precedenti penali, carichi pendenti o cose di questo tipo. Nulla di formale, nulla di proveniente dall’autorità giudiziarie, ma soltanto un “parere” di polizia. E così, succede che dei cittadini assolutamente incensurati si vedano negare il pass e dunque il lavoro, magari perché in passato –almeno queste sono le uniche spiegazioni che ci rimangono- qualche Questura li ha schedati perché hanno partecipato a una manifestazione di piazza, perché frequentano un centro sociale o perché hanno urlato troppo forte durante uno sciopero. Insomma, in base a dei criteri di natura politica e non giudiziaria. 

E i casi non sono pochi, si parla di circa 500 persone finora colpite dai “pareri”. Spiegazioni ufficiali non ce ne sono, a parte le parole generiche e tragicamente illuminanti del Vice Ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, che ha dichiarato: “Expo è un sito sensibile, di rilevanza strategica. Ci sono attività di prevenzione, i cui criteri non possono essere resi noti perché perderebbero di efficacia”. 

Insomma, se sappiamo qualcosa è soltanto grazie alle inchieste e alle denunce di alcuni giornalisti di La Repubblica, Radio Popolare e MilanoX e ai casi raccolti dalla Camera del Lavoro di Milano e da San Precario. Per il resto, qualche presa di parola sparsa, un’interrogazione parlamentare, qualche timida dichiarazione del Comune, ma dopo quasi due settimane dalle prime denunce c’è ancora un diffuso e inquietante silenzio. Eppure, non si tratta di quisquilie, ma di un autentico attentato ai principi costituzionali e democratici, consumato con il consenso di più istituzioni pubbliche. Già, perché questa cosa mica se l’è inventata il Questore di Milano, ma necessariamente è stata decisa a livello governativo e poi condivisa con altri attori istituzionali in sede locale. 

Sarà per quella specie di pensiero unico che si è costruito attorno all’evento Expo o sarà per il dilagante conformismo e la mancanza di coraggio politico, ma questa sorta di omertà è inaccettabile e ingiustificabile da ogni punto di vista.

I lavoratori e le lavoratrici i cui diritti fondamentali sono stati violati hanno il sacrosanto diritto non solo a una spiegazione ufficiale, ma anche a un risarcimento morale e materiale. E tutti e tutte noi dovremmo preoccuparci un po’ di più per il nostro futuro, perché se oggi accettiamo queste pratiche extra-costituzionali in nome di Expo, domani potremmo ritrovarcele dappertutto.

 

In Lavoro Tags diritti, lavoratori, costituzione, questura, licenziamento, Expo 2015
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15 MAGGIO 1948 – 2025 LA NAKBA INFINITA
PRESIDO AL CONSOLATO USA DI MILANO

Nel 77° anniversario della #Nakba (“catastrofe”), quando il nascente Stato di Israele espulse con la violenza dalla propria terra e dalle proprie case l
15 MAGGIO 1948 – 2025 LA NAKBA INFINITA PRESIDO AL CONSOLATO USA DI MILANO Nel 77° anniversario della #Nakba (“catastrofe”), quando il nascente Stato di Israele espulse con la violenza dalla propria terra e dalle proprie case la maggioranza della popolazione palestinese, oltre 700mila persone, trasformandole in generazioni di profughi, siamo sotto il Consolato Usa di #Milano per chiedere la fine del genocidio di Gaza e dell’occupazione della Palestina. Già, perché la Nakba in realtà non è mai finita, ma è proseguita nei decenni, con l’occupazione militare, l’espansione delle colonie, il furto di terra, la pulizia etnica e, ora, con il genocidio aperto e proclamato, anche grazie all’inerzia o alla complicità della cosiddetta “comunità internazionale”. #Nakba #77anniNakba #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine
Hasta siempre compa ✊ 
#PepeMujica
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La comunità curda di #Milano ha una casa 🔥Inaugurata sede della @associazionekurdistan_milano 
#bijikurdistan
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Ancora e sempre con il popolo palestinese e la sua resistenza all’occupazione e al genocidio. Ancora e sempre contro ogni complicità con i crimini di Netanyahu e del sionismo

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Ancora e sempre con il popolo palestinese e la sua resistenza all’occupazione e al genocidio. Ancora e sempre contro ogni complicità con i crimini di Netanyahu e del sionismo #Milano #77anniNakba #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #resistenza #FreePalestine
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