Il 27 gennaio di ogni anno si celebra il “Giorno della Memoria”. La data è quella in cui nel 1945 l’Armata Rossa abbatté i cancelli del campo di concentramento nazista di Auschwitz, liberando i pochi superstiti. Secondo la legge italiana (Legge n. 211/2000), il 27 gennaio si ricorda “la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Insomma, vista l’aria che tira in Europa e nel mondo e considerato che quest’anno cade l’80° anniversario delle infami leggi razziali italiane, avviate con il “Manifesto della razza” del 1938, era legittimo aspettarsi un po’ di attenzione pubblica, di dibattito diffuso e di iniziative anche fuori dal perimetro dell'istituzionalmente dovuto. Invece no.
Read MoreCon il popolo curdo, contro il terrorismo di Stato. Martedì 13 ott. h. 19 @SanBabila Milano, Mobilitazione cittadina
Ancora una bomba contro i curdi, ancora una strage nella Turchia di Erdogan. Dopo Dyarbakir e Suruç, ora è toccata ad Ankara. Il bilancio, ancora provvisorio, si fa sempre più spaventoso e i morti accertati hanno ormai superato il numero di cento. Erdogan, il presidente che si crede sultano, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale, ma nel frattempo non ha fermato nemmeno per un secondo la sua guerra contro i curdi. Anche in questo momento i suoi arei bombardano nel Kurdistan turco e iracheno, mentre il Pkk ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale. Anche ora, mentre scriviamo, una feroce repressione strangola la popolazione civile in molte città curde, in particolare in quelle che avevano votato in massa per l’Hdp alle elezioni di giugno scorso.
Read MoreCon la Grecia e contro l'austerità. Per cambiare l'Europa. È il momento di mobilitarsi
Che sarebbe stata dura lo sapevano anche i sassi, ma poi le tante pacche sulle spalle ricevute da Tsipras, da Parigi a Roma, hanno regalato momenti di illusione agli ingenui. Già, perché le pacche non costano nulla e rendono pure simpatici, ma poi mica si può consentire sul serio a un paese di 11 milioni di anime, per giunta governato da un ex no global respinto dalla polizia italiana ai tempi del G8 di Genova, di mettere in discussione i capisaldi della politica economica europea. Sì, perché il punto non è certo il debito greco in sé, la cui manifesta insostenibilità è di dominio pubblico, bensì il dogma dell’austerità e i rapporti di potere politici ed economici che ne derivano.
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